foto da Quotidiani locali
FORMIGINE Dopo una partenza “col botto”, con una media di 524 sanzioni al giorno, sembra proprio che adesso anche grazie all’implementazione della segnaletica a indicare la presenza del dispositivo che rileva la velocità media, il numero di persone “beccate” a infrangere il limite dei 90 chilometri orari in quel tratto della tangenziale di Formigine sia in diminuzione.
Negli ultimi giorni infatti la media si aggira intorno alle 154 sanzioni quotidiane (-70%). Prendendo in considerazione il periodo dal 9 al 18 aprile, il picco si è raggiunto il 13 con 184 sanzioni, mentre a Pasqua le multe rilevate sono state 118. Anche il numero di incidenti, ad oggi, è in calo. Si parlava di una media di 38 incidenti l’anno rilevati sul tratto in questione. Nel 2019, nei primi quattro mesi dell’anno sono stati otto i sinistri rilevati. Nel 2020 e nel 2021 sono stati rispettivamente sei e quattro (da considerare in questo caso anche l’abbassamento causa Covid, e dunque minore circolazione di mezzi su strada).
Parlando del 2022, ad oggi il numero di sinistri in quel tratto è pari a zero. Dal 1 febbraio – giorno di entrata in funzione del dispositivo – al 23 marzo sono stati accertati oltre due milioni di multe. Si parla di multe accertate ma non incassate: ad oggi, infatti, per le multe incassate la cifra si aggira intorno ai 900mila euro. All’inizio dell’anno il Comune aveva preventivato di incassare dalle multe 1 milione e 677mila e 564 euro. Con il numero considerevole di sanzioni accertate nei primi due mesi, il Comune ha apportato una variazione di bilancio portando a 5 milioni e 148mila e 156 euro la previsione di multe fino al termine del 2022. «Non ci aspettavamo un numero così alto di infrazioni – specifica Costi – Pensavamo che la comunicazione sarebbe stata sufficiente. Siamo partiti a novembre a comunicare con i mezzi che avevamo». Conclude: «Può esserci stata qualche sbavatura, questo sì. Avremmo potuto avvisare le associazioni dei consumatori o mettere subito il segnale luminoso. I cartelli erano a norma di legge, pensavamo che la gente li vedesse. Quando poi ci siamo resi conto che non era così, abbiamo chiesto ad Anas l’autorizzazione per metterli».