AURONZO. Non più solo pizza e pane. Sekou ora vuole provare a cimentarsi con i fornelli del rifugio Carducci. Aspirante cuoco, apprendista anzi. L’obiettivo in vista dell’estate è prendere i turisti di passaggio all’ombra della Croda dei Toni, a quota 2297 metri d’altezza, per la gola.
Gambiano nato nel piccolo villaggio di Basé, Sekou Samateh è arrivato in Italia nel 2017 a bordo di un barcone della speranza. Ha lasciato il suo paese ancora minorenne per sfuggire alle atrocità della guerra. Oltre il Mediterraneo, attraversato tra mille difficoltà insieme ad un manipolo di conterranei, ha trovato presto una vita migliore.
Grazie alla montagna. Da Lampedusa è stato trasferito prima in Alpago e poco dopo ad Auronzo dove un giorno, nel 2018, ha incrociato la strada del vulcanico Bepi Monti, storico gestore del Rifugio Carducci che ha deciso di prenderlo al suo fianco inizialmente come lavapiatti.
«La montagna mi piace altrimenti sarei già andato via da un pezzo», racconta oggi Sekou, di rientro alla base dopo aver lavorato come aiuto cuoco in un rifugio di San Vigilio di Marebbe, a differenza del Carducci aperto anche d’inverno. «Nel tempo libero vado a passeggiare lungo i sentieri, quelli della val Giralba li conosco ormai come le mie tasche», prosegue Sekou che a giugno compirà ventuno anni, «e ho iniziato anche a fare qualche ferrata. Scalare? No, le scalate mi mettono un po’ di paura addosso».
In Italia Sekou Samateh ha trasformato una passione giovanile in lavoro. In Gambia aveva infatti iniziato a fare il pane in una forneria del suo villaggio natale. Poi cosa è successo? «Al rifugio Carducci, dove ho iniziato a lavorare nell’estate del 2019, oltre al pane ho imparato a fare anche la pizza», continua nel suo incredibile racconto di vita, «tutto a base di ingredienti semplici: pomodoro e mozzarella. Col tempo ho variato le proposte, senza stravolgere le cose. Prodotti semplici erano e semplici sono rimasti».
Una piccola svolta è arrivata durante l’inverno appena trascorso, con la chiamata del rifugio Lavarella di San Vigilio di Marebbe dove Sekou è approdato per coprire il ruolo vacante di aiuto cuoco a tempo determinato. «Il rifugio Carducci durante l’inverno è chiuso e allora vado a lavorare altrove. L’anno scorso sono stato a Corvara. Quella di quest’inverno al Lavarella è stata una bellissima esperienza, ho iniziato a cucinare scoprendo così un lato nuovo della mia passione», ha raccontato fresco di rientro ad Auronzo dove ha subito riabbracciato Bepi Monti. «Ho imparato a fare il gulash ed il minestrone. Anche i canederli anche se quelli di Bepi sono imbattibili (ride, ndr). Quello di cucinare è sempre stato il mio grande sogno che ora sento finalmente di poter realizzare».
E dove, se non al rifugio Carducci? «Devo continuare a studiare e fare esperienza dietro i fornelli, però sento di essere sulla buona strada. Non vedo l’ora di tornare al Carducci per ricominciare a lavorare».
Nel frattempo la vita di Sekou Samateh è cambiata diametralmente. I tempi delle acque insidiose del Mediterraneo sono lontani. Oggi è autonomo ed indipendente tanto che è riuscito a prendere in affitto una nuova casa, sempre ad Auronzo, dove divide le spese con due amici. «Quando finirà la stagione estiva spero di poter tornare qualche giorno in Gambia dai miei genitori che non vedo dal 2017, anno in cui in fretta e furia ho preparato una valigia di fortuna per venire in Italia», ha rivelato Sekou che non disdegna mai un sorriso.
In Italia, in Puglia per la precisione, vive anche un fratello di Sekou. Si chiama Mamed. «Mi piacerebbe riabbracciare anche lui. Ha la sua vita a Foggia, io invece sono qui ad Auronzo e conto di restarci perché in montagna si sta troppo bene».
Sekou, prima di arrivare tra le Dolomiti bellunesi, non aveva mai visto la neve. «Una volta, uscendo fuori dal Carducci in un momento di pausa dal lavoro, ce n’era tantissima. Non ci eravamo accorti della nevicata. Sono rimasto per diversi minuti senza parole», ha raccontato, «poi, come prima cosa, dettato dall’istinto, ho iniziato a rotolarmici sopra. È stato molto divertente. Lo faccio anche adesso, qualche volta, quando nessuno mi vede».