MANTOVA. Quali sono i nuovi confini territoriali e di specializzazione della filiera metalmeccanica mantovana? Come sono posizionate le imprese della provincia per cogliere le opportunità delle innovazioni tecnologiche e green? Quanto il territorio, inteso come il saper fare, il capitale umano e l’insieme degli attori imprenditoriali e delle istituzioni locali, può aiutare le imprese in questo processo? E infine, quanto incidono sul settore la questione energetica e il conflitto russo-ucraino?
Per rispondere a queste domande è stato lanciato un progetto di ricerca da un gruppo di lavoro mantovano composto da direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, Camera di Commercio, Centro tecnologico arti e mestieri, Confindustria, Api Industria, Confederazione nazionale artigiani e piccole imprese, Confartigianato imprese e Consulta economica d’area.
Il progetto è suddiviso in due fasi e nella prima fase condotta da centro studi Intesa Sanpaolo è già stata realizzata la prima analisi sulla struttura del tessuto produttivo locale, basato sui dati forniti dalla Camera di Commercio e relativi agli addetti e alle imprese attive nei comuni della provincia di Mantova.
Nella seconda fase il progetto si completerà con un’indagine diretta che vedrà coinvolte oltre 500 imprese della filiera metalmeccanica e il report finale sarà presentato nei mesi estivi.
In provincia di Mantova il settore metalmeccanico assume un ruolo centrale: trovano impiego il 30% degli addetti del manifatturiero, percentuale che sale al 44% se si considerano anche elettrotecnica, automotive e altri mezzi di trasporto nonché installazioni e riparazioni di macchinari.
Nel corso degli ultimi anni la rilevanza della filiera metalmeccanica è salita significativamente: il peso degli addetti è passato dal 39% del 2014 al 44% del 2020; sono poi cresciute significativamente anche le esportazioni, la cui incidenza si è portata al 53%, sei punti percentuali in più rispetto al 2014, grazie a una propensione all’export crescente e superiore alla media del manifatturiero mantovano.
La specializzazione del territorio mantovano nella filiera metalmeccanica storicamente ruota attorno a un nucleo ben definito di comuni del Basso Mantovano: Suzzara, Pegognaga, Gonzaga, Motteggiana, San Benedetto Po e Moglia ed è tra i sei distretti industriali italiani della meccanica in senso strett, monitorati annualmente dal centro studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.
Nel tempo la specializzazione nel settore si è estesa ad altri comuni della provincia. È questa l’evidenza che emerge dallo studio delle altre cinque aree economiche, oltre al Basso Mantovano, in cui è possibile suddividere il territorio: Asola-Castel Goffredo, Castiglione delle Stiviere, Mantova, Ostiglia e Viadana.
Spicca l’area di Suzzara, vero cuore del distretto, con circa seimila addetti, un’incidenza sul suo manifatturiero salita addirittura al 75% (era il 70% nel 2014), dimensioni aziendali maggiori rispetto al resto della provincia e una specializzazione diffusa a molti comparti della metalmeccanica.
Anche nelle altre cinque aree economiche della provincia si è assistito a una crescita del peso degli addetti della metalmeccanica, in presenza di un diffuso rafforzamento dimensionale e dell’ingresso in nuove aree di produzione della filiera che si sono andate ad aggiungere agli storici comparti di specializzazione del nucleo storico di Suzzara.
In particolare, per aumento degli addetti nella metalmeccanica, si è messa in evidenza l’area di Mantova: nel 2020 ha superato la soglia dei cinquemila addetti, salendo a quota 5.250, dai 4.573 del 2014, grazie anche all’ingresso in nuove aree di specializzazione. Nuovi ambiti di specializzazione hanno interessato anche Castiglione delle Stiviere, Ostiglia e Viadana.