MESTRE. «Credo siano 10 anni che non recito più a Padova e a Venezia, e nemmeno a Treviso dove in tanti anni di lavoro si era creato un rapporto speciale. Giovani, studenti: ho tantissimi amici, qui a Treviso e in Veneto, non capisco».
A 91 anni (e mezzo), Glauco Mauri non le manda a dire. Da stasera 26 aprile e fino al 29 aprile è al Toniolo di Mestre con “Re Lear”, terzo incrocio della sua carriera con il capolavoro di Shakespeare. Al suo fianco Roberto Sturno, contitolare della compagnia dell’attore pesarese.
Cosa può essere successo, Mauri? Da come ne parla non sembra un caso.
«Non vorrei che ci fosse una sorta di ostracismo, da parte del teatro veneto, francamente incomprensibile. Recito nei massimi teatri italiani, ho vinto tre biglietti d’oro, ma soprattutto in tanti anni in questa regione ho sempre avuto riscontri speciali, e ho creato rapporti molto forti umanamente».
Cosa prova davanti a questa sorta di “muro” nei suoi confronti?
«Mi creda, non rabbia. E nemmeno dolore. Ma un altro sentimento: una profondissima delusione sul piano professionale e una ancor più grande sul piano umano. Pensi che per questo spettacolo a Nordest facciamo base a Treviso, con questa città c’è un legame davvero particolare, consolidatosi in quasi 30 anni. Dai tempi del progetto Beckett e delle due regie liriche per la Bottega di Maag, gli incontri con i giovani: sono state esperienze intense e bellissime, se penso a quelle prove generali piene di studenti. Se penso che le prima volte in Veneto ci sono arrivato ragazzo, quando recitavo con Benassi, Brignone, Ricci. Credo fosse il dopoguerra, poi ci fu la compagnia dei 4. Mi ricordo a Treviso a un alberghetto vicinissimo al teatro...».
Si è dato una spiegazione, in tutti questi anni?
«Possibile che tutto questo sia venuto improvvisamente a mancare, e per anni e anni? Qui non piaccio più, e al Piccolo ci chiamano per il quarto anno di fila? Mi spiace perché perdo il contatto con il Veneto. Brecht diceva: tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte, quella del vivere».
Veniamo al “Re Lear”. Cosa vedranno gli spettatori del Toniolo ?
«Interpreto nuovamente un classico portando la sensibilità dell’uomo moderno. A teatro si va per divertirsi, ma anche per arricchirsi di poesia, di cultura, di significato, di interrogativi sulla nostra esistenze, sulla nostra fatica del vivere. È la terza volta che mi cimento nel Re Lear perché ero ancora insoddisfatto, mi sono confrontato con Andrea Baracco in regia per dare più freschezza alle idee mie e di Roberto sul testo di Shakespeare».
E la terza volta porta nuovi spunti?
«Sì. Uno me lo ha dato Beckett, che diceva come la vita fosse un passare dalla tragedia alla farsa, e lui ha lavorato su questo continuo accavallarsi. Ecco, Re Lear presenta tutti i colori che appartengono alla vita dell’uomo, di questo viaggio affascinante e terribile che è la vita».
Storia di potere, di follia, di amore, di odio, di dolore.
«Re Lear è un uomo stolto cui il potere ha tolto sensibilità e umanità, ma scopre il dolore quando viene cacciato nella landa deserta sotto la tempesta. Poi nella follia, come Edipo accecato, scopre la verità e dice le verità più profonde. Ecco, in questo suo viaggio ci sono tutti i colori della vita, dalla tragedia alla farsa».
Mauri, lei a ottobre compirà 92 anni, di cui 75 di palco. Recita senza microfono, per oltre due ore. Ha un segreto?
«No, forse è perché da tempo ormai non recito per la battuta, ma quando sono sul palco penso di poter essere utile nel recare al pubblico un po’ di umanità, un po’ di cultura e un po’ di poesia».
Ma è anche resistente.
«I muscoli sono indeboliti, non posso mica fingere. Ma dentro ho la freschezza di chi crede che questo lavoro possa servire agli altri, e questa per me è una grande forza».
Per il 2023 ha annunciato “Il processo” di Kafka.
«E poi ho in mente il “ sior Todero”. Kafka è un’altra impresa difficile, come e più dei classici. Ma è stato dura in questi ultimi anni, stiamo cercando di recuperare le date saltate. Dopo Mestre, Bari e Firenze, torniamo qui in Veneto a metà maggio, a Thiene».