La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha respinto il ricorso della Polonia che aveva contestato l’ormai celebre articolo 17 della direttiva sul copyright che chiedeva alle piattaforme di monitorare sulla pubblicazione dei contenuti illeciti. Nella sentenza, si esprime chiaramente questo concetto: «L’obbligo per i fornitori di servizi di condivisione di contenuti online di controllare i contenuti che gli utenti intendono caricare sulle loro piattaforme prima della loro diffusione al pubblico è accompagnato dalle garanzie necessarie per assicurare la sua compatibilità con la libertà di espressione e d’informazione» – dunque non ci sarebbero limiti al diritto di espressione e la legge fornirebbe, secondo la Corte, tutti gli strumenti necessari al fine di tutelare questo stesso diritto.
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Contestualmente, la Corte rileva che – così come è concepita la direttiva – non impone alcuna limitazione alla diffusione dei contenuti leciti e che non va a creare problemi relativamente alle parodie. La Polonia aveva proposto dinanzi alla Corte di giustizia un ricorso di annullamento dell’articolo 17 della direttiva 2019/790 perché, stando alla posizione dello stato polacco, l’articolo stesso avrebbe violato la libertà di espressione e d’informazione garantita dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
La Corte, come detto, ha analizzato i pesi e i contrappesi previsti all’interno dello schema legislativo, sostenendo che ci siano tutte le garanzie necessarie a tutelare il diritto alla libertà d’espressione. C’è, del resto, un punto che viene rilevato dalla Corte. «Gli Stati membri sono tenuti, in occasione della trasposizione dell’articolo 17 della direttiva nel loro ordinamento interno, a fondarsi su un’interpretazione di tale disposizione atta a garantire un giusto equilibrio tra i diversi diritti fondamentali tutelati dalla Carta dei diritti fondamentali».
In Italia, ad esempio, la direttiva sul copyright è stata assimilata, ma si stanno ancora aspettando i regolamenti dell’Agcom che dovrebbero garantire questo equilibrio. A oggi, tuttavia, i regolamenti non sono ancora stati resi pubblici: l’Italia, come in altre circostanze, sembra essere molto in ritardo su un principio che riguarda il diritto d’autore, coloro che eseguono opere d’intelletto, i giornalisti stessi.
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