Il fascicolo originale non si trova, ma la Corte ha assicurato di essere in possesso di una copia di tutti gli atti, quindi il processo può andare avanti. È quanto accaduto in mattinata al tribunale di Firenze, dove si sta tenendo il processo di appello per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, imputati nell’inchiesta su due presunte fatture emesse da loro società. L’udienza, come detto, si è aperta con un intoppo non di poco conto, con la corte che ha comunicato come non fosse stato possibile trovare gli incartamenti relativi al procedimento. Un dato di fatto che, in un primo momento, ha fatto pensare a uno stop con conseguente rinvio dell’udienza. Oltre a questo, inoltre, non era disponibile un tecnico addetto alla fonoregistrazione richiesto dagli avvocati degli imputati, che hanno presentato istanza di una riapertura parziale del dibattimento. Non solo. Tra le richieste avanzate dai legali anche l’esame degli imputati e l’acquisizione di documenti volti a dimostrare l’autenticità delle operazioni indicate nelle fatture contestate come false dall’accusa.
La corte, tuttavia, ha precisato di non essere in possesso del fascicolo dell’appello ma di avere comunque copia di tutti gli atti. Quindi la presidente ha invitato le parti a procedere con la discussione. Al termine, i giudici si ritireranno in camera di consiglio per decidere se emettere sentenza o accettare la richiesta di riapertura del dibattimento avanzata dalle difese. Gli avvocati difensori avevano chiesto alla corte che si decidesse preliminarmente sulla riapertura del dibattimento, senza andare alla discussione. Al rigetto di questa richiesta i genitori dell’ex premier si sono alzati dal loro posto e sono usciti dall’aula per alcuni istanti per poi rientrare. In primo grado i coniugi Renzi erano stati condannati dal tribunale fiorentino a un anno e nove mesi di reclusione, due anni la pena per il loro co-imputato, l’imprenditore pugliese Luigi Dagostino, ‘re degli outlet’, anche lui presente in aula. Il procedimento riguarda il pagamento di fatture emesse da società dei Renzi nel 2015 – una da 20mila euro dalla società Party, un’altra da 140mila euro più Iva dalla Eventi 6 – per consulenze ad aziende riferibili a Dagostino. Le consulenze riguardavano studi per un’attività di ristorazione e per potenziare il flusso di turisti, in particolare orientali, verso l’outlet The Mall nel Valdarno. Ma per l’accusa si trattò di pagamenti per operazioni inesistenti e le fatture, pertanto, sarebbero false. I coniugi Renzi sono imputati della loro emissione, Dagostino dell’utilizzo.
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