PIOMBINO. Miglioramento della affidabilità, della sicurezza e della continuità del servizio. È l’orizzonte a cui guarda il progetto Snam. Spalle al mare, al netto della questione rigassificatore, il metanodotto che da Piombino porta a Livorno sconta comunque il peso degli anni. Si tratta di un’opera realizzata nel 1970. La previsione già da alcuni anni ricorre nel Piano decennale di sviluppo della rete di trasporto del gas naturale messo a punto dalla Società.
Il principale operatore europeo nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale, con un’infrastruttura in grado di abilitare la transizione all’idrogeno, è al lavoro sul fronte rigassificatore. Ma a che punto sia la valutazione per cui ha avuto incarico dal governo non è dato sapere. Quel che è certo i tecnici della società hanno condotto più di un sopralluogo sul fronte del porto di Piombino. E acquisito dati e documenti negli uffici dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale. E nei prossimi giorni proseguiranno gli approfondimenti anche per valutare le interferenze con l’operatività delle imprese già presenti tra cui quelle dell’itticoltura.
Tanto per dare due numeri, Snam gestisce una rete di trasporto di circa 41mila chilometri tra Italia, Austria, Francia, Grecia e Regno Unito e detiene il 3,5 per cento della capacità di stoccaggio mondiale. Oltre a trasporto e stoccaggio, è anche uno dei principali operatori nella rigassificazione del Gnl. La società è attiva anche in Asia, Medio Oriente e Nord America. Ed è a fronte di questi dati che si deve inquadrare il progetto per il rifacimento della nuova condotta da Piombino a Livorno: in tutto 83 chilometri per un investimento stimato di 260 milioni di euro. L’obiettivo ambizioso è di poter dare avvio ai lavori a ottobre 2024 per concluderli nell’arco di due anni, a novembre 2026. Tra l’altro nella scheda in cui si riportano gli elementi informativi del progetto c’è anche l’analisi della domanda di metano. La previsione, stilata prima che soffiassero i venti di guerra in Ucraina, è di una domanda nel 2025 di 26, 8 milioni di metri cubi al giorno (Mmc/g) destinati a scender a 24,3 Mmc/g nel 2040.
Tornando al tema rigassificatore è prevista una conduttura ex novo per l’allaccio alla rete del metanodotto esistente. Dalle banchine servirà una tubazione di circa 8 chilometri da interrare a una profondità di oltre 5 metri fino alla connessione con la rete regionale di distribuzione del metano. Il rigassificatore galleggiante di media taglia, capace di lavorare 5 miliardi di metri cubi all’anno, per funzionare utilizzerà un sistema ad anello aperto. Questo vuol dire che preleverà l’acqua di mare per riportare la temperatura del gas a quella ambiente, portandolo così dallo stato liquido a quello gassoso.
Se la scelta di installare una Fsru (unità galleggiante e rigassificazione) di media taglia cadrà su Piombino dopo i primi anni in banchina la nave verrà trasferita in rada. All’interno del porto restano più ipotesi: pontile Pim, pontile trasversale Pim e aree sul lato ovest del bacino, nel quale dovranno essere realizzate le nuove banchine. Quest’ultima è quella ritenuta più probabile. Le questioni aperte, data la scarsità di informazioni, fanno da cornice all’assemblea pubblica che questo pomeriggio è in agenda alle ore 17 al Centro giovani. Si tratta dell’ultima tappa del percorso intrapreso con la città sul tema dal sindaco di Piombino Francesco Ferrari. «Siamo convinti che il confronto con chi vive, lavora e investe a Piombino sia fondamentale – ha detto – per affrontare in maniera organica le criticità del territorio e le conseguenze che un rigassificatore può comportare».
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