MANTOVA. E adesso chi glielo dice al Pacio che il Mantova è nei guai fino al collo? Lui, il nostro Alberto Fortunati, avrebbe dato la colpa a noi inviati del giornale, salutandoci al rientro da Busto con un perentorio “Bon da gnint”. E noi avremmo sorriso mandandolo beatamente a quel paese prima di buttarci a capofitto nel lavoro. Poi ci avrebbe chiesto, fino alla nausea, di raccontargli come aveva giocato la squadra, la sua squadra. E allora proviamo a spiegarglielo, tanto lui delle condoglianze in questo momento se ne sta fregando il giusto, concentrato com’è sui calcoli per capire come l’Acm potrà salvarsi.
Cominciamo col dire a te, Alberto, e a tutti i tifosi che da un mese e mezzo a questa parte qualcosa si è rotto. Forse dopo la vittoria con la FeralpiSalò qualcuno dalle parti di Viale Te si è sentito già al sicuro. A nulla sono servite le scosse della tifoseria e nemmeno quella della società che ha richiamato Lauro dopo la gestione Galderisi. Encefalogramma piatto, proprio nel momento cruciale della stagione. La quale si è complicata maledettamente visto che ora toccherà vivere gli ultimi 90 minuti di campionato con un occhio ai risultati di Trento e Virtus Verona. La salvezza, adesso, non passa più solo dalle mani dei biancorossi e questo è un cruccio non da poco. Altri due problemi: un gruppo che non ha saputo reagire con i nervi alle sollecitazioni esterne e una condizione fisica deficitaria. Due variabili preoccupanti, alla quale si unisce una fortuna che guarda altrove (che però nel calcio va coltivata e cercata, non attesa come manna dal cielo).
Ieri i tifosi sono andati nuovamente su tutte le furie, attaccando nello specifico il ds Battisti (l’unico ad avvicinarsi al settore ospiti). Ora però è inutile cercare colpevoli, bisogna trovare soluzioni. Il tempo dei processi arriverà, prima c’è da fare quadrato per salvare la baracca domenica prossima. O, alla mal parata, nel doppio confronto playout. Cosa dici Pacio, ce la facciamo? —
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