JESOLO. Emergenza lavoratori stagionali, mancano almeno 3 mila figure professionali nelle strutture ricettive sulla costa veneziana. Se aggiungiamo camping e ristorazione o commercio andiamo a 5 mila almeno. In questi giorni, l’ente bilaterale Veneto Friuli Venezia Giulia ha proposto 300 posti di lavoro pressoché immediati nel settore turistico.
Il 28 aprile all’hotel Colombo di Jesolo in via Aquileia, dalle 9. 30 alle 13.30, Veneto Lavoro incontrerà tutti quanti cerchino un lavoro stagionale (info www. ebvenetofvg. it) per i colloqui. Solo al lido di Jesolo mancano all’appello un migliaio di figure, tra cuochi, aiuto cuochi, camerieri, barman, addetti alle pulizie.
Ma la situazione non è facile e anche il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli, ne è consapevole. «Il problema è di carattere sociologico», premette, «questi lavori non sono più appetibili. Dobbiamo capire quanto abbia inciso il reddito di cittadinanza in questo contesto, perché è capitato di sentire che 1600 euro al mese non bastano ed è preferibile stare a casa tra bonus e reddito. Questo vale soprattutto al sud, ma non solo. E poi ci sono sacrifici da fare, orari allungati, sabati e domeniche impegnati. Ma forse bisognerebbe far capire ai giovani che lavorare in fabbrica è peggio, magari in catena di montaggio a girare una leva per 8 ore, mentre invece non ci sono lavori stagionali alienanti perché sono a contatto con la gente, i turisti. Nelle città turistiche si parla già di impiego del personale per tutto l’anno, ora che il turismo sta ripartendo, e la situazione è anche più difficile perché non si trovano nel mercato del lavoro le figure richieste. Ci sono locali che non aprono per questo motivo».
Gli alberghi sono sotto organico di almeno il 20 per cento in media, quindi circa 3 mila posti. E se a Pasqua sono riusciti in qualche modo ad aprire i battenti, con l’avvicinarsi della stagione estiva il problema è restare senza camerieri e aiuto cuochi. Anche i bangladesi, un tempo sempre pronti a lavorare, adesso sono diminuiti, si sono trasferiti in altri Paesi come l’Inghilterra dove hanno più garanzie, chiedono extra e stipendi più alti per lavorare in Italia.
«Il rischio che corriamo», dice il delegato al turismo per Confapi, Roberto Dal Cin, «è di vedere lavorare sempre più cittadini stranieri di altri Paesi emergenti. La tendenza deve mutare e già quest’anno siamo in ritardo sulla tabella di marcia. L’obiettivo resta l’allungamento stagionale. Invitiamo le attività turistiche, da quest’anno, a tenere aperto il più possibile, non chiudere a settembre e neppure a ottobre. Solo così offriremo opportunità lavorative stabili anche nel turismo, che poi è quello che chiedono gli stagionali che non vogliono più lavorare solo 4 mesi l’anno.