Lo sfogo di un cittadino rimbalzato fra Montecchio e Reggio, poi costretto ad andare fuori provincia: «È tutto incredibile»
REGGIO EMILIA. “Rimbalzato” da uno sportello all’altro. G.M. è un 62enne di Sant’Ilario d’Enza. La sua esistenza è cambiata dopo una visita medica. «Mi è stato riscontrato un nodulo al lobo destro della tiroide che, secondo il medico radiologo, richiede una valutazione citologica su agoaspirato», rivela il 62enne.
La Fondazione Airc per la ricerca sul cancro descrive sul proprio sito la velocità della procedura. Airc specifica come sia un’operazione per cui occorrono circa trenta minuti tra l’agoaspirazione e il seguente impacco di ghiaccio sul collo. Ma il cittadino si confronta da giorni con il problema. «Ritengo che ci siano esami che non possono essere differibili – scrive in una lettera – Sappiamo tutti che nell’eventuale diagnosi di cancro è fondamentale la precocità perché aumenti la possibilità di guarigione. E invece questo esame non posso farlo nemmeno a pagamento. Né posso essere inserito in una eventuale lista di attesa e avvisato appena l’esame fosse disponibile».
Contattato per approfondimenti, il 62enne precisa di aver trovato una soluzione fuori dalla provincia. Per ottenere la risposta dovrà attraversare l’Enza, il Parma e il Baganza per sottoporsi a un esame a pagamento in un poliambulatorio parmense. Il 62enne espone la vicenda dall’inizio, a partire dall’esame del radiologo. «Mi reco dal medico di base che mi fa la prescrizione per visita endocrinologica, per esame aspirato e per esame citologico – ripercorre – consigliandomi anche lo specialista dell’ospedale di Montecchio dal quale fare la visita. Mi collego al sito Cupweb per effettuare la prenotazione ma mi viene comunicato che le prestazioni non possono essere prenotare tramite questo servizio». Il passaggio seguente è in farmacia.
«La farmacista mi dice che le prestazioni non possono essere prenotate in farmacia ma solo al Cup», aggiunge. Il cittadino si rivolge dunque al Centro unico di prenotazione (Cup) di Montecchio. «Scopro che il Cup è aperto solo al mattino e visto che ho il numero di prenotazione 97 e stanno servendo il numero 50 alle 11, decido di tornarci il giorno dopo all’alba – prosegue il 62enne – Il giorno dopo alle 7,30 sono al Cup. L’impiegata mi dice che l’esame eventualmente si dovrebbe fare a Reggio Emilia, ma che non c’è posto, perché i calendari sono chiusi. Chiedo com’è possibile una cosa del genere per un esame che potrebbe rilevare un tumore. Mi risponde che non sa cosa dire. Le chiedo di fare l’esame a pagamento. Mi risponde che, controllando il sistema di prenotazione, a lei non risulta che l’esame possa essere fatto a pagamento. Allora le chiedo cosa devo fare. Mi risponde che non lo sa, che al limite devo recarmi più volte al Cup, fare la fila, e chiedere se i calendari sono aperti».
Il 62enne decide che la misura è colma. Si rivolge agli uffici per le relazioni con il pubblico dell’Ausl sia a Montecchio sia a Reggio e ai giornali. Il residente non condanna l’operato dell’impiegata. «È stata molto gentile – commenta al nostro giornale – e l’ho vista imbarazzata davanti alle mie richieste di delucidazione». La lettera inviata travalica i confini regionali. Tra i destinatari vi è infatti un’associazione che si occupa di tutela dei pazienti su scala nazionale. Interpellata in merito, l’associazione fa sapere di non poter procedere sul caso sollevato. La missione dell’associazione riguarda infatti gli errori medici conclamati, non eventuali attese nelle prenotazioni.
«Mi sembra davvero incredibile che tutto questo avvenga in un sistema sanitario che viene ritenuto il migliore del mondo – conclude il 62enne – dopo che proprio per salvaguardare la nostra salute ci hanno convinti o costretti a vaccinarci».