L’appello del militare 43enne della Folgore, padre di due bambini. «Regalate a me e alla mia famiglia il sogno della guarigione»
STORIA DI CORAGGIO
«Mentre i medici mi parlavano io non facevo altro che pensare alla mia famiglia, ai miei 2 piccoli e alle cose che non avrei potuto fare durante la loro crescita: ero depresso e arrabbiato allo stesso tempo». A Giancarlo Petronio i medici stavano spiegando che le sue perdite di equilibrio, i suoi malesseri e infine le lesioni cerebrali riscontrate dagli esami significavano una cosa sola: un linfoma diffuso a grandi cellule B. Una malattia molto aggressiva, con poche speranze di sopravvivenza.
Giancarlo ha 43 anni, due figli e una moglie. Vivono a Cascina. È un militare, lavora al Centro addestramento paracadutismo della Folgore. Non è abituato a perdersi d’animo, ma quando durante la pandemia tutti eravamo impegnati a capire quando saremmo potuti uscire di casa, lui doveva fare i conti con la scoperta di questo ospite aggressivo nella sua testa. Inizia delle cure pesanti, per fermare la malattia. L’importanza di prenderla in tempo perché non sia fatale gli viene spiegata più volte dai medici. Esegue dei cicli di chemioterapia e dopo i trattamenti di radioterapia fatti a Pisa nel 2020, attualmente fa dei cicli di chemioterapia di supporto. Giancarlo però non vuole arrendersi al fatto che i medici gli hanno detto che la malattia è “inestinguibile”. E così s’informa. Passa mesi a informarsi e alla fine scopre che esistono delle cure sperimentali. L’ostacolo, come si può immaginare, è che queste cure non sono previste nel sistema sanitario nazionale. E hanno dei costi enormi. Racconta lo stesso Giancarlo di avere scoperto «che esistono delle terapie alternative chiamate immunoterapia che praticano solo in forma privata negli Stati Uniti (al Memorial Sloan Kettering Cancer Center) cure molto costose, ma anche in Europa ci sono cliniche che le praticano». Giancarlo legge, approfondisce. Alla fine è convinto. «Secondo i medici di Immucura (Barbara Fleiss, Health Coordinator) queste terapie darebbero un enorme vantaggio nel migliorare, oltre che allungare le prospettive di vita e avere alte probabilità di estinguere la malattia in modo definitivo». Qualche goccia di speranza e il motore dell’ottimismo di Giancarlo riprende i suoi giri.
C’è da fare i conti con la realtà. La cifra chiesta per le cure è di oltre 39mila euro, a cui se ne aggiungono altri seimila per la Nanothermia e almeno 6mila euro di spese tra vitto e alloggio per stare lì. Una cifra importante. E Giancarlo ha deciso di non volersi fermare per questo. D’altronde la malattia non ha mai spezzato la sua vitalità, nonostante in poco tempo gli abbia causato una paralisi della parte sinistra del corpo. Nonostante tutto ha continuato ad andare al lavoro, cambiando mansioni, ma con lo spirito di servizio di sempre.
Decide di organizzare una raccolta fondi sulla piattaforma “Gofundme”. C’è da fare presto, perché le cure sperimentali che vorrebbe fare devono cominciare il prima possibile. La risposta alla sua richiesta d’aiuto è buona: le persone donano, tanti commilitoni e anche appartenenti ad altri corpi scrivono messaggi di solidarietà. Giancarlo si è esposto, non deve essere stato facile decidere di pubblicare la sua storia, parlare del suo dolore e delle sue paure. Ma ha deciso di farlo per «regalare questo sogno a me e alla mia famiglia». Il sogno della guarigione.
Tanto è stato raccolto, ma tanto ancora serve. Per aiutarlo: https: //gofund. me/0d6cbaae, oppure cercandolo per nome e cognome sulla piattaforma Gofundme.
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