PAVIA. Ne servirebbero 65 ma si presentano solo in 11. Questo il totale delle domande inviate dai medici di base ad Ats, per coprire gli ambiti territoriali carenti. Città o raggruppamenti di Comuni in cui l’assistenza rischia di sguarnirsi per i pensionamenti (prossimi o avvenuti) dei medici del territorio.
L’effetto: il rapporto ottimale di un medico per 1.300 assistiti rischia di non essere garantito.
Poco attrattivi
Per gli esperti, il numero di domande così basso è da prendere come un segnale: «Questa non è più una professione ambita, a tratti trascurata – spiega Giorgio Monti, coordinatore didattico del corso di Medicina di base e segretario del sindacato Fimmg –. Un mestiere che anche in università non viene raccontato. Il risultato è uno: i giovani medici preferiscono iscriversi ad altre specialità, piuttosto che intraprendere il percorso di formazione per diventare medico di base». Una mancanza di attrattività anche economica: «Un medico in specializzazione – aggiunge Claudio Lisi, presidente provinciale dell’ordine dei Medici – percepisce anche 1.500 euro al mese. La borsa per i tirocinanti di medicina generale è di circa 800. Facile capire quale scelta sia preferibile».
Le difficoltà del mestiere la raccontano i professionisti sul campo: «Faccio il mio lavoro con passione e non spengo mai il cellulare, ma la medicina di base è andata in sofferenza anche a causa del Covid, che ha imposto carichi di lavoro eccezionali». Lo racconta Domenico Nucera, medico di 69 anni dell’area di Bereguardo che, per la sua dedizione, verrà insignito del San Biagino d’oro, la benemerenza civica del Comune di Trovo. «I giovani, all’estero sono pagati meglio. Qui lo sforzo può non apparire commisurato alla retribuzione: prima sei anni di medicina, poi corso e tirocinio, affiancati da una borsa inferiore rispetto a quella di altre specialistiche».
Il calo di appetibilità è presente anche chi medico generale lo è diventato. È il caso di un paio di professionisti che hanno conseguito il diploma da pochi giorni: «Una di loro – prosegue Monti – ha deciso di iscriversi a radiologia, preferendo un percorso alternativo a quello del medico di base, considerato troppo oneroso».
La formazione
Monti sottolinea anche un altro tema: «Dei 570 candidati all’ultimo test di accesso, solo 9 erano pavesi, tutti gli altri venivano da altre provincie. Tra gli 80 tirocinanti, quasi tutti vengono da altre parti della Lombardia. Considerata la tendenza a lavorare nelle proprie zone di provenienza, si tratta di professionisti che stiamo formando, ma che non lavoreranno mai sul territorio provinciale, preferendo andare dove sono nati».
Nel 2011, i professionisti attivi in provincia erano poco più di 400, quota che è scesa a circa 300 nei primi mesi di quest’anno, cui si aggiungono anche gli ambiti carenti pubblicati dalla Regione a marzo. «Un medico in ogni paese – conclude Monti – è uno scenario ormai irrealizzabile, figlio dell’abbondanza di professionisti che si sono laureati negli anni ’70, adesso prossimi al ritiro. Bisogna trovare nuove soluzioni per garantire l’assistenza ai più fragili, e far si che i medici facciano il loro mestiere». —
