Il presidente di Agroittica Claudio Pedroni: «L’impianto a 200-300 metri da noi Non siamo contrari a prescindere, ma la nostra attività deve essere garantita»
PIOMBINO. «Se siamo preoccupati? Certo che lo siamo. La nostra attività è a 200-300 metri dal punto in cui il rigassificatore verrebbe collocato. A questo aggiungiamo il fatto che, al momento, non ci sono informazioni in merito a come funzionerà l’impianto». Claudio Pedroni, presidente di Agroittica, sta seguendo con apprensione la discussione in atto sulla possibile collocazione nell’aree del nuovo porto di Piombino del terminal gas “anti Putin”.
Quando il sindaco Francesco Ferrari lancia l’allarme sulle interferenze tra la Fsru (unità galleggiante di stoccaggio e di rigassificazione) e la attività in essere, si riferisce sì alla Pim (Piombino Industrie Marittime), ma anche ad Agroittica, azienda nella quale lavorano 74 addetti, tra le più importanti realtà a livello nazionale nel settore dell’itticoltura. «Se le ipotesi di collocazione dell’impianto venissero confermate ci troveremmo con il rigassificatore “dietro casa” – commenta Pedroni – gli interrogativi sono molti, anche perché ad oggi non c’è alcun tipo di informazione in nostro possesso. Per questo chiediamo pubblicamente al sindaco di Piombino, all’Autorità di sistema portuale e a tutte le istituzioni locali di incontrarci. Vogliamo capire cosa sta succedendo». Un’impresa, visto che anche le istituzioni locali, al momento, non sono in possesso di alcun progetto da parte di Snam e non sanno se il governo sia intenzionato o meno ad andare sino in fondo sull’ipotesi Piombino. Il tema, però, è caldo con la città che ormai si interroga sull’opportunità di accogliere il terminal gas che il governo intende collocare per ragioni di interesse generale. Il punto interrogativo principale è quello legato al raggio di sicurezza di cui il rigassificatore avrebbe bisogno per operare in sicurezza. Il sindaco Ferrari parla pubblicamente di 500 metri, una distanza emersa nel corso del tavolo con Snam ma mai confermata ufficialmente. Una distanza che metterebbe comunque in congelatore buona parte delle nuove aree portuali. «Le domande che poniamo sono diverse – attacca Pedroni di Agroittica – questi impianti sono sicuri? Quali sono le misure di sicurezza da rispettare? L’impianto come funziona? L’acqua di mare come viene restituita dopo il processo di rigassificazione? Questo per un’azienda come la nostra che pompa acqua marina per alimentare le attività dei nostri allevamenti ittici è la domanda più importante. Noi preleviamo acqua appena fuori dalla nuova diga foranea del porto della Chiusa. Potremo continuare a farlo senza problemi? Ecco su questi punti abbiamo bisogno di chiarimenti urgenti».
Il presidente di Agroittica ci tiene a chiarire che la sua non è una posizione contraria a prescindere. «La vecchia centrale Edison restituiva l’acqua di mare così come veniva prelevata – racconta Pedroni – in questo caso per noi non ci sarebbero problemi. Anzi, qualora l’acqua di mare venisse reimmessa in mare a temperature elevate potrebbe rappresentare per noi anche un vantaggio da poter sfruttare dal punto di vista industriale. Questo per dire che occorre capire cosa ci sia nel progetto, prima di prendere una posizione. È ovvio, però, che siamo preoccupati».
Di certo l’installazione di un rigassificatore nella parte nuova del porto non può prescindere da un’attenta valutazione delle interferenze sul settore dell’itticoltura, ormai una realtà industriale strutturata. Le gabbie di Agroittica per l’allevamento di spigole e orate sono situate proprio nel centro del Golfo di Follonica, a circa 4 miglia dalla costa. È la realtà più grande, non la sola. In tutto sono sei le concessioni rilasciate a cinque aziende del settore. In totale gli addetti sono 150-170. Si tratta dell’hub offshore più importante nel settore din Italia. «L’ipotesi di una piattaforma galleggiante per la rigassificazione? Lo spazio in mare ci sarebbe, ma anche in questo caso dobbiamo capire come funzionerebbe l’impianto – conclude Pedroni – quello per noi è l’aspetto più importante».
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