Il settore cultura paga dazio così come gli accessori sportivi Tracollo dell’abbigliamento, boom del commercio virtuale
CARPI. In cinque anni il mondo è cambiato, sta attraversando una pandemia, ha reso meno fluide le relazioni, ha fatto scoprire la comodità di farsi consegnare a casa a ogni ora e sette giorni su sette ogni necessità, ma ha anche cancellato quel modello commerciale che per decenni ha animato l’economia italica. E Carpi non fa eccezione visto che tra il 2016 e il 2021 ha dovuto fare i conti con la morte di 43 imprese commerciali. Nel conteggio non si tiene invece conto delle strutture di ristorazione, talvolta rimaste ultimo baluardo dei quartieri periferici dove i negozi di vicinato hanno lasciato vetrine vuote o al massimo qualche attività etnica. Proprio i “minimercati non specializzati di alimentari vari” sono tra le poche categorie che crescono: sono 7 in più, passando da 36 a quota 43.
Ma i dati elaborati dal centro studi delle Camere di commercio della Regione mostrano una situazione complessa per quanto riguarda il panorama del commercio cittadino. La pandemia, il lockdown e la crisi economica che ne è conseguita ha certamente accelerato una trasformazione che però arriva da lontano dove i settori più in crisi da tempo soffrivano a causa delle nuove tendenze di acquisto. Già, i lettori di libri e giornali sono in drastico calo e la conseguenza più immediata è la riduzione di cinque imprese tra librerie ed edicole. Trend analogo se non peggiore per tutto quello che è il comparto abbigliamento con un saldo negativo di 9 unità a cui si aggiungono i 5 negozi in meno di calzature e i 2 di pelletteria che mancano rispetto al 2016. Anche gli articoli sportivi hanno ceduto il passo ai grandi magazzini che propongono ampie opportunità di pronto-uso a prezzi contenuti.
Il mondo sta cambiando, si diceva, lo viviamo ogni giorno nelle nostre abitudini e lo raccontano i numeri. Quanti sono i servizi che ormai svolgiamo con gli smartphone, basta un clic e si è in banca oppure in un negozio virtuale che alimenta la bulimia di shopping. La più naturale conseguenza è riscontrabile nelle imprese del settore tecnologico: i negozi di telefonia sono passati da 10 a 12, ma la performance migliore in assoluto è quella delle imprese del commercio attive su internet: +17 con buona pace di chi ancora si ostina a non cambiare paradigma di analisi.
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