Nicola, titolare della Food Vending China, è l’uomo dei miracoli: «Nella megalopoli deserta porto i prodotti a numerosi quartieri»
Modena. Nicola Coppi, modenese, è l’uomo-miracoloso dei pasti consegnati nella Shanghai nei giorni del lockdown. La sua azienda di pizze, gelati e pasti surgelati modenesi, Food Vending China, è subissata di richieste da parte di cinesi e stranieri chiusi in casa e nei compound di una città di 23 milioni di abitanti. Un affare, certo, ma anche un aiuto concreto.
Coppi, come nasce la su iniziativa di distribuire pasti a Shanghai in lockdown?
«Evitiamo da subito gli equivoci: non lo facciamo per beneficienza, ci pagano. In questi giorni siamo in un lockdown molto duro, anche se non c’è neanche un morto, il 96% dei contagiati sono asintomatici e le condizioni sono più blande di quelle italiane ma qui la tolleranza è zero. La gente è chiusa in casa e nei condomini».
Cosa distribuite?
«Da tanti anni abbiamo un’azienda che produce e distribuisce surgelati. Anche se non siamo grossi, siamo però conosciuti in Cina e i nostri prodotti si trovano in tutti i supermercati di livello, in catene importanti, anche straniere. Solo prodotti artigianali di alta qualità: pizzeria (pizze e focacce), cucina (sughi e lasagne, molto famose) e paste pronte. E piatti per ristoratori. Il nostro è un prodotto casalingo soprattutto modenese e ai cinesi piace. Poi c’è la gelateria. Siamo piccoli ma cresciamo forte: nel 2021 abbiamo fatturato 2,5 milioni di euro e contiamo di arrivare a 5».
E cosa è successo col lockdown?
«Ci troviamo a Pudong, nel distretto a est del fiume Huangpu. Siamo andati in lockdown il 28 marzo, poi c’è finita la parte ovest. Se la parte ovest ha avuto 4 giorni per prepararsi, a noi l’hanno detto qualche ora prima, alla 9.30 di domenica sera. Alle 5 di lunedì, scattava l’emergenza. C’erano già molti compound chiusi anche per un solo caso. Domenica sera stavamo lavorando sodo, soprattutto con una piattaforma online. Ero lì con mia moglie e i figli a impacchettare con un amico quando ce lo hanno detto. Avevamo due operai in ditta, un terzo si è aggiunto, poi abbiamo mandato un messaggio in giro e poco dopo ne sono arrivati altri nove. Eravamo in dodici. Altri due sono stati “liberati” e sono diventati in 14. Alle 5 sono tornato a casa. Noi lavoravamo in smart working e loro restavano in ditta a produrre il minimo indispensabile».
E ha funzionato?
«“Il lockdown doveva durare quattro giorni. Si è prolungato dopo il 1 aprile. (Per la fine, oggi si parla dell’11 o del 18.) Io e mia moglie eravamo a casa con 5 figli, avevamo cibo, però ci mancavano i nostri prodotti e altre cose come zucchero, farina, burro. Allora ho chiamato una dipendente che mi ha portato un kit. Ho pensato ai miei vicini di compound, un migliaio di persone, ho postato su WeChat la mia proposta e così sono nati i gruppi di acquisto dei condomini. Gruppi che condividono l’ordine e l’acquisto di cibo considerando che in Cina la consegna a domicilio è fortissima. Ma con tanta gente chiusa in casa era drasticamente calata la possibilità di fare consegne. E così è nato un problema alimentare. Pensare che dal 2020 non eravamo mai stati in lockdown».
E quindi?
«Mi sono detto: se riesco trovare un mezzo autorizzato per portare in giro i miei prodotti, provo a consegnare direttamente ai compound. Ho iniziato con un’auto normale: l’operaio arrivava in 25 minuti, mi dava i prodotti e io li distribuivo. Ha funzionato. Abbiamo trovato due camion freezer autorizzati. “Adesso aiutiamo la città”, ci siamo detti. Oggi, i 14 operai inscatolano e consegnano direttamente ai cancelli del compound. Prepariamo le scatole con pizze di varie misure, pesto e lasagne. In ogni compound un referente raccoglie ordini e soldi. Adesso siamo al massimo della distribuzione: 600 pacchi al giorno, 3600 pezzi. Domani distribuiamo in 18 compound. Il passaparola è esploso. È un business ma non vogliamo lucrare: lo facciamo solo per la città. Non abbiamo alzato i prezzi di un centesimo. Le richieste ci stanno seppellendo, e la gente è felice. Adesso per far prima passeremo a distribuire i prodotti in busta».