BELLUNO. Botte alla nonna quando non gli dava i soldi per la droga. Samuel De Min, il nipote bellunese a processo per maltrattamenti in famiglia, è stato condannato a due anni di reclusione con pena sospesa e la concessione delle attenuanti generiche dal giudice Feletto. La sentenza è andata sei mesi oltre la richiesta del pubblico ministero Modena, che si era fermata a un anno e mezzo. La difesa di fiducia Giorgio Gasperin aspetterà un mese per le motivazioni, dopo di che presenterà appello. Sulla base del fatto che l’imputato ha cambiato vita e atteggiamento, puntava all’assoluzione, mal e che andasse al minimo della pena.
L’anziana, che ha oltre 80 anni, non si era costituita parte civile: non aveva alcun interesse ad avere un risarcimento danni per quello che ha dovuto sopportare nel corso di tre anni infernali. Quel nipote problematico le aveva chiesto ospitalità, dopo essersi allontanato dalla famiglia perché i rapporti con i genitori erano ormai compromessi, e la convivenza è stata molto difficile. De Min aveva un continuo bisogno di soldi per comprarsi la dose e, quando l’anziana non glieli dava, non esitava a metterle le mani addosso, oltre che a spaventarla a morte, costringendola a chiudersi a chiave nella camera da letto. Era l’unico modo, per sfuggire alla furia del giovane ed evitare di essere colpita, con il rischio di subire lesioni anche molto pesanti, vista l’età avanzata.
La donna prendeva una pensione che le consentiva di tirare avanti e non era certo in grado di soddisfare ogni richiesta. Gli insulti erano quotidiani, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, compresi quelli più infami per una signora della sua età. Per non parlare delle minacce, che scattavano tutte le volte che il nipote aveva necessità di soldi e non li riceveva subito. Ma in diverse occasioni l’imputato è arrivato a strattonarla e picchiarla e, se lei riusciva per qualche motivo a sottrarsi, se la prendeva con soprammobili e arredi, sfasciando tutto quello che gli capitava per le mani.
Capitava anche che rubasse il denaro che trovava incustodito in casa oppure che invitasse degli amici, senza il consenso della nonna. Ma guai se per caso l’anziana si permetteva di ricordagli che era la sua abitazione, non un albergo e non voleva persone mai viste prima, che avrebbero anche potuto essere pericolose. De Min non è più tutto questo, ma intanto è stato condannato a due anni di reclusione, che la difesa spera di poter ridurre nel processo d’appello.
