L’assessore spiega in Consiglio i drastici effetti delle restrizioni contro la ludopatia in soli tre anni. Nove le cause pendenti al Tar
MODENA. In tre anni le sale slot a Modena si sono ridotte da 29 a 8. La chiusura è stata un effetto del giro di vite del Comune. I controlli della polizia locale nelle strutture della città in cui si può scommettere «continuano con l’obiettivo di verificare il rispetto delle normative e anche in questi primi mesi del 2022 hanno portato, finora, alla contestazione di sei violazioni».
Lo ha affermato l’assessore Andrea Bosi rispondendo, nella seduta di lunedì del Consiglio comunale durante il “question time”, in risposta all’interrogazione presentata da Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia). La consigliera chiedeva aggiornamenti sull’applicazione della legge regionale che obbliga la chiusura o il trasferimento delle sale gioco ad almeno 500 metri dai luoghi sensibili e sulle sanzioni contestate ai centri, tra cui un esercizio di strada Canaletto Sud. Inoltre, l’istanza si concentrava sui procedimenti giudiziari nati dopo i ricorsi presentati da alcuni gestori delle sale. Nella sua risposta, l’assessore Bosi ha spiegato che, pur nel contesto di un fenomeno di dimensioni nazionali, «gli interventi promossi a Modena dall’intera amministrazione», a partire dalle sollecitazioni arrivate dal Consiglio, hanno consentito «di incidere in maniera positiva sul gioco d’azzardo patologico». L’azione del Comune si svolge nell’ambito del Testo unico per la promozione della legalità e della cittadinanza responsabile adottato dalla Regione nel 2016. In questa cornice, il Comune ha emesso nel 2017 l’ordinanza per limitare a otto ore al giorno (invece di 24 ore su 24) il funzionamento di ogni singola slot machine o videolottery presente sul territorio; alla fine del 2017 è cominciata la mappatura dei luoghi sensibili, risultati oltre 400 tra scuole, campi sportivi e palestre, luoghi di culto e di ricovero, da cui, in virtù della legge regionale, le case da gioco devono distare appunto almeno 500 metri, calcolati attraverso il percorso pedonale più breve.
A seguire sono stati individuati gli esercizi commerciali che non rispettavano il limite e che hanno dovuto chiudere o delocalizzare. I risultati di questa attività «si sono visti - ha affermato Bosi - e gli obiettivi politici sono stati raggiunti, dal momento che le case dedicate esclusivamente al gioco d’azzardo sono calate da 29 a 8». L’assessore ha poi ricordato che la normativa regionale configura un regime diverso per i “corner”, ovvero veri e propri centri scommesse che si appoggiano però a brand diversi, ma anche bar o tabaccherie che includono un angolo per le scommesse sportive: in questo caso i Comuni «sarebbero stati autorizzati a chiuderli entro fine 2019, ma, a causa della pandemia e di successive proroghe, i termini sono slittati a tre mesi dopo la fine dello stato di emergenza sanitaria, quindi nel 2022». I ricorsi dei gestori delle strutture e delle imprese legate alle scommesse nei confronti dei provvedimenti del Comune: «Nove sono i procedimenti giudiziari pendenti davanti al Tar», come precisato dall’assessore in aula, «11 quelli presentati e poi decaduti per rinuncia da parte dei proponenti». A queste attività si affiancano i controlli della polizia locale sul territorio.
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