Se Pistoia è la città dei treni non lo deve solo alle carrozze, ai vagoni, alle frecce veloci uscite dagli stabilimenti che da sempre connotano la zona sud della città. Davanti alle gloriose officine San Giorgio – ieri embrione di quella che sarebbe diventata la fabbrica simbolo di Pistoia, oggi mura e volte imponenti che raccontano la loro storia ai frequentatori di una delle biblioteche più belle della Toscana – c’era infatti uno dei depositi di treni più antichi della rete ferroviaria italiana. Cresciuto e lustrato negli anni, tanto da esser diventato dal 2017 un vero tesoro ancora tutto da scoprire, anche per l’ex capitale italiana della Cultura.
La riapertura
Per saperne di più anche sul capitolo meno conosciuto della lunga storia d’amore tra Pistoia e i treni, sabato e domenica il Deposito rotabili storici si può finalmente tornare a visitare dopo la lunga chiusura al pubblico per la pandemia. Nel 2018 furono più di diecimila i visitatori, nel prossimo fine settimana l’afflusso dovrà tener conto delle limitazioni ancora in essere nelle norme anti Covid che però si limitano al possesso del Green pass e alla compilazione della liberatoria scaricabile sul sito www.porrettanaexpress.it.
Antichi mestieri
Sarà comunque una grande festa, ad ingresso gratuito per tutti quelli che varcheranno le porte del deposito aperto sabato e domenica dalle ore 9,30 fino alle 17. Sono tante le novità in programma per un evento atteso, tante le proposte per grandi e piccini perché nonostante il digiuno forzato di visitatori, la Fondazione Fs in questi anni ha continuato ad investire nello sviluppo di un deposito diventato anche l’unica officina di riparazione dei treni a vapore.
Un museo a cielo aperto di 150 anni di ingegneria ferroviaria, che del museo ha la ricchezza di un patrimonio unico, ma che è anche un luogo vivo e vissuto. È un laboratorio del sapere e del saper fare dove si aggiustano locomotive a vapore e treni centenari con il rispetto e la maestria con cui si restaurano le opere d’arte. Dove i chiodi si scaldano con la fiamma ossidrica, dove ci sono ancora i calderai, uno dei lavori di alto artigianato ferroviario in via d’estinzione con la progressiva elettrificazione della rete.
La cultura del ferro
Qui invece, con macchinari e attrezzature rinnovate che hanno abbattuto emissioni del rumore e consumo energetico, si prova la sicurezza di ruote alte più di 2 metri e si lavora ancora nelle officine caldaie come ad inizio Novecento. Luogo fino a pochi anni fa di incontri carbonai tra macchinisti, di gite per cultori del “ferro” che ha unito l’Italia, è stato raccontato anche da Marco Paolini (figlio di un ferroviere) nelle sue orazioni di teatro civile dedicate alla storia d’Italia vista dal finestrino di un treno. Fu lui a segnalarlo a Paolo Rumiz che lo cita nel libro “L’Italia di seconda classe”, una chicca vera illustrata da Altan, inserendolo nei luoghi da riscoprire come tutta l’Italia di provincia, dimenticata dall’alta velocità. Quella che si presentava con la vita delle sue stazioncine, a cui arrivavi da viali alberati, oggi preda di incuria o peggio silenziate da fredde biglietterie automatiche.
Locomotive e vagoni
Eppure fino al 2017 è rimasto semisconosciuto e negli anni ’90 aveva rischiato di scomparire, visto che il centenario deposito di treni storici era ormai in disuso nell’era dei trasferimenti veloci e delle direttissime. Strettamente legato allo sviluppo della storica Ferrovia Porrettana, si rilancia proprio grazie alla seconda vita che la Fondazione FS ha dato a questa ed altre linee con i treni storici. Al Deposito attiguo alla Stazione di Pistoia non si possono solo vedere pezzi unici che hanno inaugurato le prime tratte ferrate che hanno davvero unito l’Italia dopo il 1861. Ripercorrendo il Novecento, davanti a sua maestà la locomotiva datata 1907 e già in grado di sfrecciare a oltre 100 chilometri orari. Provando poi il fascino del “cento porte” con il suo corridoio esterno e le tendine, sostituito dagli anni Trenta dai vagoni Castano Isabella fino ai vagoni grigio ardesia degli anni Sessanta.
Treni di sogni e disperazione, di villeggianti e di emigranti, di soldati diretti al fronte del secolo breve e crudele. Simboli di sviluppo, come le littorine con le foto di poeti e artisti tra i vagoni, con cui l’Italia fascista manifestava il suo progresso industriale e provava a coprire le sue leggi liberticide. Tra le officine e i binari su cui correranno per i visitatori i treni del deposito pistoiese nel prossimo fine settimana, il passato si incontra col presente e guarda al futuro. A quel turismo lento sempre più apprezzato dei turisti attratti dai treni storici che sono tornati a percorrere linee ferroviarie che entravano dentro alla provincia italiana, salvandole dal disuso.
La Porrettana
La Porrettana è una di queste e infatti il deposito pistoiese deve tanto alla prima transappennica, visto che fu aperto proprio nel 1864 quando fu costruito il primo collegamento ferroviario tra Pistoia e Bologna, il primo collegamento tra nord e centro sud dell’Italia scavalcando le montagne. Sabato e domenica si potrà risalire in Treno la Porrettana, fino alle stazioni di Valdibrana e Piteccio ma anche salire su autobus d’epoca dall’associazione StoricBus.
Sono previste, inoltre, anche esposizioni di modellismo ferroviario, mostre fotografiche, show di locomotive a vapore sulla piattaforma girevole mentre le visite guidate sono a cura dell’Associazione convenzionata Italvapore.
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