Le sanzioni picchiano duro e Massimo Cacciari si dichiara inorridito all’idea che il premier Draghi possa affrontare una questione così spinosa con una battuta lapidaria. Lo ribadisce a più riprese nella giornata di ieri: l’ultima volta ospite a La7 dalla Gruber a Otto e mezzo. Ma, soprattutto. lo rilancia e argomenta approfonditamente in un’intervista a tutta pagina rilasciata a La Stampa. «Pace o condizionatore acceso?». Le parole pronunciate dal premier Mario Draghi sull’ipotesi di bloccare l’importazione di gas dalla Russia hanno stupito il professore, che a caldo commenta: «Mi ha lasciato di sale la battuta del presidente del Consiglio, di sale»…
«Le sanzioni certamente incidono. Sono uno strumento a cui si è sempre fatto ricorso per indebolire un avversario politico. Uno strumento necessario in un momento di guerra. Sappiamo però che le sanzioni colpiscono in maniera diversa: per niente gli Stati Uniti. Poco la Francia, molto la Germania. Moltissimo l’Italia: forse il Paese più penalizzato dalle limitazioni a Putin», dice il filosofo a Otto e mezzo. Quindi prosegue: «A me che aumentino le tariffe di 3 volte può importare poco. Ad alcuni fortunati importa molto poco. Al 60-70% del popolo italiano importa moltissimo perché non ha i soldi per pagare le bollette. Il governo spieghi concretamente come fanno le persone a pagare le bollette. Dica come pagherà le bollette e la benzina per andare al lavoro, invece di fare battute ridicole. Molti italiani fanno sacrifici grandissimi. Mentre altri non fanno nessun sacrificio»…
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Constatazioni effettive, argomentazioni concrete che, rilasciate nel breve spazio di un commento televisivo, oggi Cacciari riprende e approfondisce in una lunga intervista al quotidiano torinese in cui, alla domanda: «Professor Cacciari, la pace o il condizionatore?», il filosofo esordisce replicando con una domanda all’intervistatore che ha dell’assertivo più che dell’interrogativo: «Stiamo parlando del ragionamento ridicolo di Draghi?». E a stretto giro aggiunge: «Lei pensa che io, con il mio reddito, abbia problemi a lasciare acceso il condizionatore anche con la bolletta triplicata? Pensa che sia la stessa cosa l’inflazione al 7% per uno come me o per chi porta a casa 1500 euro al mese, vale a dire larga parte della popolazione? Come si possono dire certe enormità?».
E anche se, gli fa notare il giornalista, «la guerra in Europa è un dramma che costringe tutti noi a fare sacrifici per aiutare chi è aggredito», il filosofo veneziano sempre più indignato commenta: «Ma smettiamola. Non crede che il governo dovrebbe evitare di dire puttanate o di fare discorsi all’ammasso e spiegare piuttosto come interverrà per impedire la perdita di potere d’acquisto per le famiglie e le aziende in crisi? Come aiuterà chi non arriva alla fine del mese a non morire di freddo? Servono risposte concrete, non battute assurde»… C’è bisogno, insomma, « di una strategia fiscale e finanziaria che protegga esplicitamente chi è in difficoltà – incalza Cacciari –. Perché Draghi non interviene? Il suo è un bluff totale».
Un «bluff» a cui l’intellettuale disorganico alla sinistra e critico col governo arcobaleno, risponde invocando una sorta di «recovery di guerra dopo quello per il Covid». O meglio: «La presa di coscienza che o se ne esce tutti assieme. O non se ne esce». La ricetta che Cacciari suggerisce allora? «Aumentare il debito pubblico, con tutto il dolore per i figli e i nipoti. Il piano nazionale è da rifare completamente. E l’Europa deve capire che le sanzioni pesano in modo diversissimo a seconda dei Paesi che le applicano». Insomma, prosegue l’ex sindaco di Venezia, «il fallimento di Onu e Ue è evidente. Ma di fronte a un Paese che ne aggredisce un altro, le sanzioni sono inevitabili. E portano risultati. Non abbiamo sempre reagito così (basti pensare all’aggressione americana in Iraq). Ma non importa. Il peccato di uno non lava il peccato di un altro». e a proposito di “peccati”, Cacciari si chiede anche: «Visto che gli Stati Uniti hanno larga disponibilità di materie prime, perché ce le vendono a prezzi doppi o tripli dei russi?»…
Risposte, soluzioni, prospettive a cui il filosofo Cacciari guarda con diffidenza che, per molte questioni, diventa sdegno. E poi sconcerto, rispetto a un’effettiva evidenza che, ancora una volta, il filosofo spiega con una domanda: «Stiamo assistendo a una guerra civile europea. Per questo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è diversa da tutti i conflitti precedenti. Dall’Iraq, dall’Afghanistan o dal Vietnam. Lei lo sa come sono cominciate la prima e la seconda guerra mondiale? Da guerre civili europee. È chiaro il pericolo che stiamo correndo?». Un punto di partenza da cui discendono giudizi positivi su Zelensky («politicamente fa bene a non arretrare di un millimetro»). Un certo pessimismo sulla missione di Ursula Von der Leyen a Kiev: «Fa bene. Ma è in ritardo. Ormai l’unico tavolo possibile è quello diretto tra Russia e Stati Uniti. Se non la risolvono Washington e Mosca questa storia andrà avanti all’infinito e noi continueremo a imporre sanzioni e a spedire armi».
Mentre su Putin, Cacciari conclude: «Certo, può essere processato. Ma c’è un dettaglio che molti chiacchieroni di casa nostra trascurano. Per farlo prima bisognerebbe bombardare Mosca. Vincere la guerra e catturarlo. Come con Milosevic e Norimberga. Dunque di che cosa stiamo parlando?». Insomma, «lo scenario è apocalittico». E si ha paura. «Molta – insiste l’ex sindaco –. Perché vedo che la politica non ha memoria storica e non conosce le medicine preventive e io temo che dai peccati di omissione e di ignoranza si possa arrivare alla catastrofe». E non per il paventato ricorso all’atomica: quello, chiosa Cacciari, «è surreale solo pensarlo».
L'articolo Cacciari sferza Draghi su guerra e gas russo: solo ridicole battute. Deve dirci cosa farà per aziende e famiglie sembra essere il primo su Secolo d'Italia.