MODENA. Chi ha mai detto che per entrare nel Guinness dei Primati del volley è necessario giocare in SuperLega? C’è chi in tutta la sua carriera è arrivato fino alla Serie B1, ma che a Modena è da tempo una vera e propria leggenda.
Andrea Ferrari, per tutti, in ogni palestra o palazzetto semplicemente “Ferro”, può ben dire di aver scritto una storia che va oltre ogni logica: sì, perché lui, “Modenese di Modena”, ci tiene a sottolinearlo, ha appena confezionato il suo ennesimo capolavoro portando in Serie C la Fortlan-dibi-Rosta, squadra di Reggio Emilia di cui è stato il vero trascinatore.
«Non esageriamo, per favore, non è solo merito mio, la nostra è una gran squadra in cui c’è gente tosta, come Marco Bulgarelli, Andrea Mariani, Gabriele Tagliavini e Giulio Santini. Insieme ci siamo divertiti molto quest’anno, anche perché credo che fossimo l’unica formazione che si è allenata ben poco, massimo una volta la settimana, tra l’altro dedicandoci al calcetto, il resto sono state solo battaglie sul campo».
L’ultima contro la Univolley Monari Carpi, piegata 3-1 per la vittoria numero 16 della stagione.
«Posso dirlo? È stata una soddisfazione, anche personale: due anni fa in questo periodo avevo appena superato un ricovero di una settimana al Policlinico per Covid, febbre a 39, io che la febbre non l’avevo mai avuta nella mia vita. Una situazione non simpatica, ma sì, ora posso dire di aver battuto anche il Covid».
Quell’“anche” ha un significato particolare: Andrea è infatti quello che si può definire un “winner” per eccellenza.
«Grazie, credo che la mia carriera si possa sintetizzare così: in tanti mi hanno detto che in campo sono un rompiscatole, ma “nessuno” mi ha mai detto che sono scarso. Le promozioni ottenute? Con questa sono 11, tutte fantastiche! È bellissimo quando vinci, il successo ti regala sensazioni che restano dentro, che ti danno la forza di continuare anche a dispetto della carta di identità».
Che dice 48 compiuti, 49 il prossimo 22 ottobre, di cui quasi 40 in palestra.
«Ci sono finito la prima volta per seguire mia sorella Simona che giocava a livello provinciale, a me piaceva il tennis, poi, però, è esploso il grande amore per il volley e sono ancora qui a giocare ogni pallone come fosse quello che vale una stagione».
L’elenco delle sue squadre è interminabile, da autentico globe-trotter.
«Giovanili della Panini, Menegola, Cus Modena, Anderlini, Casinalbo, Crevalcore, San Polo d’Enza, Vignola, Soliera, San Prospero, fino alla Fortlan-di bi-Reggio Emilia, ma è solo un rapido elenco delle prime che mi vengono in mente, poi magari ne aggiungerò altre in futuro...».
Scherza, Andrea Ferrari, ma un bel “come te non c’è nessuno” più gli parli e più diventa l’espressione appropriata per descriverlo.
«Franco Bertoli mi ha fatto i complimenti quando decisi di continuare un anno fa e lo ringrazio, lui è un esempio per tante generazioni di pallavolisti, specialmente a Modena. Lorenzo Bernardi è il giocatore in cui più mi identifico: oltre al ruolo, schiacciatore, mi rivedo nel suo carattere, non molla una palla, mai. Come me. Quest’anno mi sono ritrovato a litigare sotto rete con ragazzini 15enni che sono i figli di miei compagni di squadra di 20 anni fa, incredibile, ma è così. E io fuori dal campo, invece, sono una persona tranquillissima».
Limiti alla Provvidenza, cioè a proseguire la sua carriera?
«Nessuno. Perché dovrei smettere? Se la Fortlan continuerà anche in D, io ci sarò. Altrimenti vedremo, ma a smettere, non ci penso minimamente, mi diverto troppo, sono fortunato, perché la pallavolo mi rende felice, quindi perché lasciarla?».
Capitolo allenatori.
«Tanti e bravi, non voglio far torto a nessuno: qualche nome? Dico Adriano Guidetti al Cus Modena, e lì ci siamo divertiti tanto con suo figlio Giovanni a ricevere come facevano gli americani negli Anni Ottanta. O Egidi e Ferri al Menegola, mi dispiace solo non essere mai stato allenato da Paolino Guidetti, ma dico grazie a tutti».
In 40 anni, qualche rimpianto è ammesso.
«Ho giocato con centinaia di compagni, ma mai con Marcello Vecchi e Gabriele Pignatti, due grandi della Modena del volley, chissà cosa avremmo combinato insieme».
Ed eccoci invece a un altro motivo di orgoglio.
«In palestra mi tengo strette le mie undici promozioni, ma è sulla sabbia che credo di aver dato forse il meglio di me stesso: in coppia con Stefano Mari o nel “tre contro tre” con Davide Baraldi abbiamo lasciato un segno del nostro passaggio: ho vinto un titolo italiano Uisp a Diano Marina, arbitri Cassanelli e Malpighi, non due signori qualsiasi, poi ragazzi vorrei sottolineare che sono l’unico al mondo ad aver vinto per tre volte e con tre compagni diversi il Luther Blisset, il massimo per del beach a Modena che si gioca alla Villa d’Oro. Di questo vado molto fiero».
Dal “Ferro” in un campo da volley o da beach a quello “privato”.
«Passioni? Viaggiare sicuramente, poi il calcio, quello è al primo posto: ho iniziato a guardare le partite di serie A con mio nonno che era juventino sfegatato e da 8 anni non me ne perdo una».
Nella Juve è passato anche un certo Ibrahimovic.
«Lui è come me: non ne vuole sapere di smettere e dice quello che dico io, cioè ”giocherò fin quando il fisico me lo consentirà”. E poi Ibra ha vinto in carriera 12 scudetti, uno glielo hanno revocato, ma sono 12, quindi non mi resta che pensare alla mia dodicesima promozione».
Se ne riparlerà da ottobre in poi, intanto c’è già un “big event” alle porte.
«Cesare Ziosi vuole festeggiare i 40 anni del beach volley al Torrazzo, ci saranno tutti i grandi di allora, ci vediamo lì a giugno, ragazzi, quel torneo non posso proprio perdermelo, anzi vorrei proprio vincerlo».