«Sono più che felice di essere il portabandiera di una nuova forma di appariscenza», mi dice Dominic Calvert-Lewin su Zoom. «Perché no? Si vive una volta sola. È un mio motto. Fai quello che ti rende felice». L’attaccante venticinquenne dell’Everton parla dalla sua casa di Manchester il giorno dopo il servizio fotografico per GQ, sdraiato in camera con il portatile sul petto. La luce calante del pomeriggio getta lunghe ombre sulla parete dietro di lui, ma il bianco dei suoi occhi è brillante. «Indossare vestiti e abiti che dividono l’opinione è quello che mi piace fare, per cui continuerò a farlo».

Calvert-Lewin mantiene le promesse. Durante lo shooting, in uno studio di North London pieno fino a scoppiare di make-up artist, assistenti fotografi e persone in felpa col cappuccio senza un ruolo ben identificato, il calciatore nato a Sheffield è tanto felice di mettersi in posa con un ibrido di cappotto e abito senza collo firmato Gucci – rifinito con una spruzzata delle G intrecciate del marchio – quanto con un completo a due pezzi bouclé Bottega Veneta nell’inconfondibile verde parrocchetto. Con l’abito Bottega sceglie di portare una borsa Chanel in pelle trapuntata, della sua collezione personale, drappeggiandosi sul torace la catena con pelle intrecciata. 

Dominic Calvert-Lewin.jpg

Foto di Daniel Archer

«Il fatto è», dice Calvert-Lewin ridendo quando gli chiedo della collezione di borse, «che sono piuttosto spontaneo riguardo a quello che indosso. Di recente ero in vacanza e c’era un negozio temporaneo Chanel. Sono entrato e ho pensato che sarebbe stato figo avere una borsa in cui tenere la mia roba – mi esprimo anche di più quando sono in vacanza, penso che possa essere il sole – così sono entrato e ho visto un po’ di borse fighe e ho pensato sai che ti dico? Lo faccio e basta».

Il livello di conoscenza sartoriale di Calvert-Lewin è impressionante se si considera quanto sia stato difficile, in passato, il rapporto tra moda e calcio. La prima è un’industria basata sull’espressione personale – uno spazio dove la stranezza è accolta a braccia aperte e l’individualità è un mantra – mentre il secondo è un mondo impregnato di una forma assolutamente arcaica di virilità, dove i ragazzi vengono catapultati sotto i riflettori e sono tenuti a uniformarsi ad uno status quo inzuppato di testosterone. David Beckham a 23 anni venne deriso quando osò indossare un sarong fuori dal campo durante i Mondiali del 1998 in Francia; e nel 1996 la squadra del Liverpool venne brutalmente messa alla berlina sulla stampa britannica per aver indossato completi Armani color panna in campo prima della finale della Coppa d’Inghilterra di quell’anno. 

Malgrado tutto questo, Calvert-Lewin – il cui atteggiamento imperturbabile durante lo shooting di GQ smentisce la voce che sia prossimo a un trasferimento all’Arsenal – è più che felice di mettersi in tiro, del tutto impermeabile a quello che la gente potrebbe avere da dire oltre le quattro pareti bianche dello studio. E con il suo accento smorzato del sud dello Yorkshire, la zazzera ribelle di riccioli e la mascella scolpita, corrisponde al modello stesso di un eroe del calcio assolutamente moderno. La supremazia di Calvert-Lewin è dovuta in parte allo stylist Harry Lambert, più famoso per il suo lavoro con Harry Styles – ha notoriamente vestito il musicista con un abito Gucci per la copertina del numero di dicembre dell’edizione americana di Vogue. Da quando Lambert e Calvert-Lewin hanno iniziato a lavorare insieme, l’anno scorso, lo stylist ha aiutato il suo cliente ad assicurarsi un posto in una serie di prime file dei grandi marchi (ha vestito Calvert-Lewin con un basco Dior per la partecipazione a un recente, fantasmagorico evento organizzato da Kim Jones a Londra) e fotografie sulle pagine di moda delle riviste patinate. L’anno scorso Calvert-Lewin è stato fotografato sulla copertina del numero Inverno/Primavera 2022 di Arena Homme Plus in completo Prada con shorts e borsa Chanel rosa di sua proprietà.

Dominic Calvert-Lewin.jpg

Foto di Daniel Archer

«È veramente divertente occuparmi dello styling di Dominic perché tutti quelli con cui ho lavorato in precedenza lavorano nel cinema, per la televisione o nella musica», commenta Lambert tra una fotografia e l’altra sul set. «È interessante vedere la moda attraverso gli occhi di un calciatore. Sono un mondo e un linguaggio completamente diversi. La nota di freschezza di Dominic è la disinvoltura con cui indossa i vestiti. Vuole divertirsi. Ha sempre spinto oltre il limite la sua identità e il suo stile. Il mondo dello sport è molto categorico, e fin dall’inizio c’è stato un certo, ehm, interesse per quello che indossa. Ma è stato piacevole vedere quanti tifosi sono favorevoli alla sua voglia di esprimere se stesso».

Calvert-Lewin e Lambert si sono conosciuti grazie all’agente-manager del calciatore. «Volevamo entrare di più nello spazio della moda e Harry ci è stato consigliato non soltanto perché è straordinariamente bravo nel suo lavoro, ma anche perché è una persona gradevole. Per me è importante», dice Calvert-Lewin. «Non volevo lavorare con uno stylist che mi avrebbe allontanato da quello che già faccio e da quello che mi piace. È questa la chiave con Harry. Mette insieme outfit che possono anche dividere l’opinione. Mi conosce – mi metto addosso qualsiasi cosa – ma è questione di raggiungere un equilibrio, di non allontanarmi da me stesso e da ciò che mi piace indossare».

Nato a Sheffield nel 1997 – l’anno in cui morì Diana, Principessa di Galles, e le Spice Girls raggiunsero la fama – Calvert-Lewin ha iniziato la sua carriera nel vivaio dello Sheffield United a otto anni, più o meno il periodo in cui iniziò a manifestarsi il suo interesse per la moda. «È cominciato tutto con le scarpe da ginnastica. Il fratello di mio padre, mio zio, aveva una collezione pazzesca di scarpe da ginnastica, e ricordo che andavo a casa sua, dove ne aveva una valanga, tutte in fila, e volevo prenderle tutte anche se erano troppo grandi per me», racconta ridendo. «Suppongo che anche mio padre abbia sempre avuto una passione per i vestiti. Al tempo ha fatto la sua parte, raccontandomi che cosa si metteva. Mi ha raccontato che una volta andò in discoteca con una gonna».

Sulla copertina di Arena Homme Plus Calvert-Lewin indossava un paio di bermuda, che sono stati scambiati per una gonna da molti suoi tifosi quando ha postato il look su Instagram. «Che errore! Fare il lavaggio del cervello alla tua base di tifosi per indurli a credere che sia normale», ha scritto uno sotto il post. «È a questo punto che siamo arrivati?», ha chiesto un altro, «il mondo è diventato matto».

Dominic Calvert-Lewin.jpg

Foto di Daniel Archer

«Certe volte diventa una prepotenza», dice Calvert-Lewin quando gli chiedo come affronti i troll. «Anche se giochiamo a calcio siamo anche esseri umani e siamo esposti a molte critiche. Per fortuna, ho intorno a me una famiglia che mi vuole bene e un gruppo di amici cari. Sono le persone importanti della mia vita che mi danno sicurezza e sostegno in tutti i modi possibili». Fa una pausa. «È difficile per i giovani calciatori esprimere se stessi e vivere una vita che è sempre sotto la lente d’ingrandimento. A volte hai l’impressione di non poterti sciogliere i capelli o sentirti libero come essere umano. Può diventare molto difficile, ma uno degli aspetti della mia personalità e del mio carattere è che mi piace distinguermi».

Negli ultimi anni è comparsa una costellazione di star dello sport molto schiette – un rifiuto totale del tempo in cui gli atleti erano tenuti a «stare zitti e dribblare». L’anno scorso Naomi Osaka, star del tennis di 24 anni, si è ritirata dall’Open di Francia, parlando di problemi correlati al suo benessere emotivo. Analogamente, la campionessa del mondo di ginnastica Simone Biles si è ritirata dalla finale individuale dell’all-around alle Olimpiadi del 2021, imputandolo a una preoccupazione per la sua salute mentale. Il calciatore Marcus Rashford ha promosso campagne per problemi collegati a razzismo, povertà infantile e senzatetto. Calvert-Lewin, con il suo approccio spudorato all’abbigliamento e la sua posizione impudente riguardo all’espressione personale, si considera nello stesso modo un portabandiera del cambiamento positivo? «Sono entusiasta di aver favorito l’incremento di giovani nello sport», dice. «Al momento la salute mentale è un tema importante, un qualcosa di cui si è acquisita più consapevolezza. Penso che una delle cause maggiori per cui le persone vanno giù di morale è perché non sanno esprimere le proprie emozioni. Io mi considero ancora un ragazzo qualsiasi di Sheffield, ma suppongo di avere un certo potere e una certa influenza con quello che faccio».

Ora la camera da letto di Calvert-Lewin è completamente al buio, il suo viso è illuminato soltanto dalla luce dello schermo del computer. «La virilità è questione di indossare i vestiti con sicurezza» afferma. «Per cui se vuoi metterti una gonna o un sarong che potrebbero dividere l’opinione, ma sei abbastanza sicuro di te per farlo, fallo comunque: quella è la vera virilità».  

Foto di Daniel Archer

Styling: Harry Lambert