UDINE. Prima o poi doveva succedere, è accaduto nella serata più attesa. L’Old Wild West perde dopo 13 partite al Carnera, contro Cantù, 76-71. Fatale un blackout tremendo a cavallo dell’intervallo. Inutile, per il risultato, ma non per il futuro prossimo il tentativo di rimonta tutto-cuore del finale.
Senza Walters convalescente, chili e centimetri che avrebbero fatto comodo, Boniciolli spedisce in campo paisà Esposito “falso pivot” e mette capitan Antonutti sulle tracce di Da Ros. Allen, americano di Cantù, si prende in mano la squadra visto che Bryant è acciaccato. Nove punti di fila, tutti quelli di Cantù, tanto a far capire che i brianzoli al Carnera, strapieno dopo due anni di Covid e restrizioni varie, si giocano tanto.
Solo l’inizio di una partita super. Udine? Cappelletti, Antonutti chirurgico, Lacey e un Esposito sorprendente giocano benone in attacco, ma gli ospiti sono lì. La difesa dei ragazzi del West non è impermeabile, vero, ma occhio, l’avversario è di livello.
Si viaggia sul filo dell’equilibrio, come era ampiamente prevedibile, e delle storie tese (Cusin-Italiano). Entra dalla panchina Bryant e segna. Non una bella notizia per l’Apu. Fine primo quarto: 24-24, roba da palati fini.
Le cose si complicano quando Pellegrino esce per un secondo fallo dubbio. Una schiacciata da urlo di Ebeling in contropiede certifica il primo mini-allungo del match (33-28). Il Carnera si mette in ritmo. Con un gran Cappelletti l’Apu sale anche a +8 (38-30). E’ il miglior momento. Ma due triple escono d’un niente, e qui la partita ha una svolta. Con un siluro di Allen su un Lacey fuori partita e una dormita finale della difesa di casa Cantù ricuce: 38-37.
Si riparte e Udine fa peggio giocando il peggior quarto del campionato. Vero, un fallo dubbissimo fischiato a Cappelletti e uno all’ombra del vero Lacey, che si prende pure un tecnico, ti fanno ricordare come l’argenteria nella bacheca di Cantù pesi eccome. Ergo: meglio non ritrovare gli ospiti ai play-off, molto meglio. Venti a due di parziale a cavallo dei quarti. Cantù avanti 50-40, l’Apu sotto un treno, per la prima volta al Carnera. Il tiro da tre non entra, un contropiede da ragazzino di Antonutti rimette un po’ in corsa i suoi. E incita la folla. Suvvia, serve che lo faccia lui? Ma i palloni a raffica persi (15 alla fine) sono un segnale. Li perdi con le squadre materasso o quasi di mezza A2 e non te ne accorgi, lo fai con Cantù e son dolori.
Cantù con Allen dominante ha la partita in mano: 49-59. Sembra davvero finita, non lo è ancora. Perché dal meno 13 Udine, gran cuore, con l’arma della 1-3-1 già vista a Torino, Pellegrino e Nobile riemerge fino a -5 e riapre la partita a 5 dalla fine. Il pubblico incita. Lacey dà un segnale forte con una tripla. “Udine, Udine”. Da Ros, tripla pesantissima. Lacey replica. Pandemonio.
Si lotta, sono due corazzate, è bellissimo. Ancora Da Ros, l’ex Troeste è il migliore con”ufo” Allen. Stefanelli da tre. Ora sì che è davvero finita. Vince Cantù 76-71, con merito.
Dopo 13 vittorie di fila e una Coppa Italia vinta poteva succedere, a patto che l’Apu Udine ora chiuda senza sconfitte le ultime cinque partite della stagione tra campionato e fase a orologio (le due in casa saranno ostiche) e conquisti il primo posto. Così Cantù, ora a -2 ma con gli scontri diretti a favore, non la ritrova più, che è meglio. Come si è visto nella serata di giovedì 7 aprile. Per mille motivi.
