«Hanno negato gli alloggi comunali ai profughi ucraini: una vergogna senza precedenti». «Stanno solo cercando di mettere in cattiva luce l’operato della nostra amministrazione». L’Italia dell’accoglienza bipartisan «senza se e senza ma» alle donne e ai bambini in fuga dalla guerra si è inceppata a Tarcento, un paesone di 8.800 abitanti della provincia di Udine. Colpa di due mozioni proposte dall’opposizione - e bocciate venerdì scorso dalla maggioranza di centrodestra - che chiedevano di mettere a disposizione dei rifugiati tre appartamenti di proprietà comunale. «Hanno detto che se dei privati o delle associazioni del terzo settore vogliono accogliere i rifugiati ucraini possono farlo, ma a loro spese: gli appartamenti comunali sfitti andranno venduti, piuttosto che essere destinati ai profughi» spiega mostrando uno degli edifici in questione Riccardo Prisciano, 31 anni, unico eletto della lista che a ottobre ha sostenuto la sua candidatura a sindaco. «La maggioranza ha specificato che qualora dovessero essere obbligati dalla Prefettura ad accogliere i profughi, c’è già pronta una camerata della Protezione civile nella zona industriale - continua Prisciano, che si autodefinisce “centrista e moderato, vicino a Calenda” -. Proporre di ammassare in uno stanzone madri con bambini che scappano dalla guerra e tenerli lontani dalla città è ciò che di più brutto potevamo sentire». La pensa allo stesso modo Walter Tomada, direttore del giornale Patrie dal Friûl e leader dell’altro gruppo di minoranza. «Sono del 1972 e il mio primo ricordo è la pioggia che cade sulla tenda in cui vivevamo da sfollati a causa del terremoto - racconta - . Senza aiuti noi non ci saremmo mai rialzati. Dovremmo essere i primi a scattare avanti e a dare l’esempio. Così tradiamo noi stessi». E per rincarare la dose cita i commenti anti-accoglienza apparsi sotto i profili social degli esponenti di maggioranza e le iniziative pro-ucraini messe invece in campo dalle amministrazioni dei Comuni confinanti di Tricesimo e Nimis.
La questione dei tre appartamenti, piccola nella sostanza ma enorme nel suo significato politico e simbolico, da queste parti ha scatenato un pandemonio: Tarcento è medaglia d’oro al valore civile per come ha affrontato gli eventi sismici del 1976, è a 70 chilometri dal valico di Tarvisio da cui transita gran parte degli ucraini che stanno entrando in Italia e si trova nella Regione più esposta sul fronte dell’emergenza umanitaria. A questo bisogna aggiungere che il tema degli alloggi è in cima all’elenco dei problemi di chi, anche in Friuli, sta gestendo gli arrivi: dal 24 febbraio a Est del Tagliamento si sono stabilite più di mille persone, raddoppiando i numeri della comunità ucraina (due profughi su tre si sono stabiliti a casa di parenti o amici mentre circa trecento stanno negli alloggi resi disponibili dai Comuni oppure recuperati attraverso i bandi dalle prefetture). La Regione sta cercando nuovi posti letto provvisori negli hotel, ma Federalberghi ha già espresso le sue perplessità dato che manca poco all’inizio della stagione turistica. Senza contare che, a impensierire, è soprattutto il medio-lungo periodo. La direttiva della Ue che fa da cornice normativa all’accoglienza «facilitata» di chi sta scappando dall’Ucraina ha infatti una prospettiva che va da minimo di uno a un massimo di tre anni.
Mauro Steccati, primo cittadino di Tarcento «senza tessere di partito, ma mi riconosco nel centrodestra a trazione Fdi-Lega» respinge al mittente le accuse dell’opposizione e parla di demagogia bella e buona. Sostiene che le mozioni erano strumentali e che la bocciatura è dovuta a problemi di natura tecnica: case che hanno bisogno di interventi per essere abitabili, assenza di arredi. «Sono amareggiato perché i nostri cittadini stanno già ospitando 40 profughi e come amministrazione abbiamo deliberato di concedere gratuitamente bus e servizio mensa ai tre studenti che già sono stati inseriti nelle nostre scuole - si difende -. Noi ci rimettiamo a quanto stabilisce il governo: il privato che mette a disposizione la sua casetta avrà diritto a dei ristori». Andrea Premoselli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune, mette invece l’accento sul prezzo dell’accoglienza: «Il sindaco e la giunta attueranno ogni possibile e concreta forma di aiuto valutando volta per volta gli interventi possibili, ovviamente in coordinamento con le strutture sovraordinate a ciò preposte. E soprattutto nei limiti del bilancio comunale che dovrà affrontare molto probabilmente nel prossimo futuro costi straordinari dovuti anche ai riflessi della guerra in atto».
L’ex sindaco Lucio Tollis, storico esponente del centrosinistra, davanti a queste affermazioni scuote la testa: «La minoranza aveva chiesto di parlare dei rifugiati già il 5 marzo ma Premoselli e i suoi hanno accettato di farlo solo dopo venti giorni, infilando le mozioni al ventisettesimo posto dell’odg e bocciandole a tarda sera mentre spegnevano i computer e si infilavano i cappotti. È una questione di empatia e di sensibilità, non di soldi o di locali da tinteggiare». Ma la più arrabbiata, forse, è Laura Gritti, 70 anni, una semplice cittadina che da anni partecipa a tutti i consigli comunali. «Con grande dolore e vergogna ho ripensato all’agosto del 1968, quando venne invasa la Cecoslovacchia - ha scritto a mano su un foglietto che ha poi diffuso via WhatsApp - . Allora, senza bisogno di mozioni e di discussioni inutili, ospitammo un gruppo di studenti che non potevano rientrare in patria. Eravamo spinti da uno spirito di fratellanza e ospitalità. Sono passati tanti anni e amaramente devo constatare che sono sentimenti sconosciuti ad alcuni dei nostri amministratori». —