Il sottotenente Longo lascia la moglie e due bambine. I genitori risiedono a Ronchi
GORIZIA Francesco Longo, un uomo di 35 anni originario della provincia di Gorizia che a Udine si era creato la sua famiglia e si era fatto apprezzare nel suo ruolo di maresciallo capo della Guardia di finanza e da poco nominato sottotenente, ha trovato la morte in un incidente dall’impressionante dinamica che è accaduto poco prima delle 22 di domenica a Portogruaro, lungo la statale 14 Triestina, all’altezza di via Aquanera. L’auto sulla quale viaggiava, in direzione Venezia, è finita contro un albero e ha preso fuoco.
Le fiamme hanno quindi avvoltola sua Fiat 500 ibrida e lui non è riuscito a uscire. Le cause all’origine della tragica uscita di strada sono ora al vaglio dei carabinieri intervenuti poco dopo insieme ai vigili del fuoco e ai sanitari. Ulteriori accertamenti permetteranno di fare maggiore chiarezza sull’accaduto e di stabilire, per esempio, se l’incendio si è scatenato prima o dopo lo schianto contro l’albero e se sia stato innescato dall’urto stesso o da altre cause, come un possibile guasto o malfunzionamento. Con tutta probabilità verrà disposta anche l’autopsia.
La notizia della scomparsa di Longo si è diffusa in poco tempo a Venezia, dove ora lavorava (alla Sezione verifiche complesse) e in Friuli Venezia Giulia: sia a Ronchi dei Legionari, dove abitano i genitori e dove Longo e la moglie avevano abitato fino al 2013, che a Udine, dove ha prestato servizio, in particolare al Nucleo di polizia economico finanziaria e poi in Procura, per sette anni, dal 2013 al 2020. Lascia la moglie Federica, anche lei appartenente alla Guardia di finanza, e due bambine di pochi anni.
Durante la permanenza a Udine – scrivono i suoi colleghi in una nota – si è fatto apprezzare per la sua professionalità, grande serietà ed estrema competenza. «Mi mancano le parole, l’avevo sentito solo pochi giorni fa – spiega il pm Viviana Del Tedesco che lo conosceva per aver coordinato diverse indagini cui aveva lavorato e per averlo poi avuto come assistente –, era una persona leale e onesta. Un professionista affidabile e competente. Dava sempre il massimo e la recente progressione di carriera era ciò a cui ambiva e che meritava».
«Francesco è stato, per me, come e più di un fratello minore – ricorda Davide Cardia che ha lavorato con lui quando era comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria di Udine e che ora è comandante provinciale a Pordenone –; in quegli anni Francesco aveva sviluppato una capacità di analisi di rara prontezza ed efficacia, dimostrandosi sempre attento e recettivo». —