Appuntamento sabato al salone comunale con “In me non c’è che futuro”, ideato tre anni fa
BOLLENGO. Uno spettacolo di teatro civile, a Bollengo, sabato 26, al salone municipale, alle 20.45, per raccontare di un uomo, un imprenditore che, molto prima di Steve Jobs e del suo discorso agli studenti, diceva: «Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande». L’uomo era Adriano Olivetti, figlio del fondatore della Ing C. Olivetti & C, la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere, che raccolse gli insegnamenti del padre per trasformare “la ditta” in una grande azienda internazionale, con oltre 70.000 dipendenti in tutto il mondo, riuscendo a mettere sempre al centro la persona.
Lo spettacolo è “In me non c’è che futuro. Adriano Olivetti”, di Gianni Furlani, per la regia dello stesso Furlani e di Mauro Bertozzi che ne è anche interprete, con musiche originali composte ed eseguite da Riccardo Sgavetti, Tiziano Bellelli ed Emanuele Reverberi e multimedialità a cura di Giuditta Mora Venturelli. Raccontano Furlani e Bertozzi: «Quando, quasi tre anni fa, cominciammo a pensare a uno spettacolo su Adriano Olivetti, grazie anche ad alcune frequentazioni teatrali nelle terre olivettiane, l’Unesco non aveva ancora riconosciuto Ivrea e il capitalismo umano di Olivetti patrimonio dell’Umanità ma, da tempo, nel mondo imprenditoriale, mentre si usciva piano piano dalla crisi, si parlava, e si parla tuttora, di responsabilità sociale d’impresa con forza, con interesse e di, conseguenza, di Olivetti e del suo grande sogno, di quanto fu anticipatore di tutto questo ma, nello stesso tempo, di essere stato un grande imprenditore».
«Quello che forse, però, tanti non conoscono – sottolineano – è di quanto fosse attento alla bellezza dei prodotti, dell’ambiente di lavoro, di creare comunità, in cui l’uomo fosse al centro, sempre nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità. Con questo spettacolo vogliamo cercare di dare una rappresentazione di Adriano Olivetti a 360 gradi ma non solo, di stimolare la voglia di approfondire, di conoscere il suo modo di essere imprenditore e che sia di sprone per tutti noi, sia che siamo semplici lavoratori, imprenditori, professionisti».
Come i precedenti lavori della compagnia TeatroChe, anche “In me non c’è che futuro. Adriano Olivetti” è un lavoro corale, di gruppo ed ognuno, in base alle indicazioni di massima iniziali, ha lavorato per realizzare immagini, video originali ed accattivanti, suoni moderni ed una narrazione che possa coinvolgere il pubblico presente.
Biglietto unico: 10 euro. Info e prevendite: a Ivrea, al Contato del Canavese (tel. 0125/641161), e alla Galleria del libro (tel. 0125/641212). Green pass rafforzato e mascherina Ffp2 rigorosamente obbligatori per accedere alla sala. —
