Il procuratore reggente Chiesi ricostruisce l’omicidio. A scatenare la furia la frase di Tiziana: «Ridai il telefonino a mia figlia»
CASTELNOVO SOTTO È agghiacciante la ricostruzione da parte della Procura dell’omicidio della 60enne Tiziana Gatti da parte del compagno di sua figlia, cioè il liberiano 36enne Osborne Antwi Tukpeh.
LA FRASE La vittima lunedì mattina intorno alle 7.30 arriva a casa della figlia in via Rossini per prendersi cura dei due nipotini ed è ancora sulla soglia quando si rivolge al 36enne: «Restituisci il cellulare a mia figlia». Poche parole su una diatriba di cui Tiziana era al corrente, avendone parlato con la figlia Paola.
Una piccola cosa che, invece, non lo è per Osborne che si scaglia sulla donna con una violenza incredibile. «È una persona di corporatura robusta – spiega ai cronisti Isabella Chiesi, reggente della Procura, a nome della collega Piera Giannusa che coordina le indagini dei carabinieri – e ha sollevato la donna per poi scuoterla e scaraventarla contro i gradini con la testa. La volontà appare piena. Un omicidio d’impeto. Fatale la ferita nella parte posteriore del capo, all’altezza del cervelletto».
LA KATANA Ma di mezzo c’è anche una ferita profonda da arma da taglio, sempre alla nuca della 60enne. Osborne ha negato – nell’interrogatorio in cui ha confessato il delitto – di averla usata nel suo gesto brutale. Dice di essere un collezionista di katane e in quei momenti concitati una di queste sarebbe scivolata dalla scatola in cui sono racchiuse, finendo per colpire accidentalmente Tiziana.
Un passaggio che non convince gli inquirenti – ritengono decisivo il devastante impatto della testa sui gradini – ma che comunque verrà verificato con l’autopsia (non ancora disposta).
«OCCHI SBARRATI» Da verificare un altro aspetto del racconto dell’omicida: «Lei era viva, con gli occhi sbarrati verso l’alto». Per chi indaga la 60enne è invece morta sul colpo, ma anche questo particolare rimarcato dall’arrestato sarà oggetto di verifica durante l’esame autoptico.
Ma perché questa rabbia incontrollabile, sfociata in una violenza mortale? «C’erano tensioni pregresse dovute al fatto che la figlia della vittima voleva separarsi – prosegue il procuratore reggente – ma non vi erano reati da Codice rosso pendenti su quella famiglia».
E qui per gli investigatori entriamo nel campo delle ipotesi da vagliare: forse lui nutre del risentimento nei confronti della compagna che intende lasciarlo, oppure erano in atto delle incomprensioni con i nonni materni, con il timore che i due figli si legassero più a loro che al padre.
Intanto Osborne è accusato dalla pm Giannusa di omicidio aggravato dai futili motivi. In attesa della convalida dell’arresto, proseguono gli accertamenti dei carabinieri a completamento dell’indagine.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
