MIRANO. Era accusato di aver abusato di tre ragazze nello stesso giorno. Una di loro l’ha violentata. Con le altre due, ci ha provato. Avevano 16 anni.
Martedì, un 32enne della Riviera con precedenti per spaccio è stato condannato a 6 anni di reclusione con rito abbreviato e, dunque, usufruendo dello sconto di un terzo della pena concesso dal codice, in cambio di un processo più veloce basato sugli atti, senza testimoni o consulenti in aula.
A denunciarlo erano state proprio le sue vittime di quel 22 giugno 2018: la giovane che ha raccontato di essere stata costretta a subire un rapporto sessuale e le due 16enni che - poco prima di lei - erano state aggredite, stese sul letto, riuscendo però a liberarsi dal corpo di lui. Lo avevano denunciato l’una all’insaputa dell’altra, raccontando l’incubo che aveva preso corpo a casa dell’uomo, nella sua camera da letto. Con un dubbio che è rimasto a margine del processo, ovvero il coinvolgimento anche dell’allora fidanzato di una di loro, amico e conoscente anche delle altre due ragazze: punto in comune tra le giovanissime. Ma non si sono raccolte prove certe nel corso delle indagini e così questo aspetto è rimasto al di fuori dal processo, come una semplice coincidenza.
La prima vittima era stata accompagnata a casa dell’uomo proprio da quell’amico, che però si era presto allontanato per andare a prendere le sigarette: lei, rimasta sola, aveva subìto l’aggressione sessuale da parte dell’allora 28enne, riuscendo a sottrarsi al peggio. Era stato lo stesso amico comune ad aver dato all’imputato il numero di cellulare della seconda vittima: lei - contattata - aveva accettato di vederlo a casa sua, non immaginando però di subire un’aggressione sessuale, con tanto di porta della camera chiusa a chiave.
Infine, in quella folle giornata, la violenza più brutale e definitiva, vittima un’altra giovanissima donna 16enne, che era andata a casa dell’uomo proprio in compagnia del fidanzato. Ed ha subìto uno stupro.
Questa la ricostruzione delle accuse.
Non pubblichiamo le generalità dell’imputato per non correre il rischio che le sue vittime - che frequentavano una stessa cerchia - possano essere in qualche modo divenire identificabili.
Il processo si è svolto con rito abbreviato su richiesta della difesa che aveva chiesto l’audizione dell’imputato, il quale aveva detto di voler raccontare la sua “verità” e difendersi davanti al giudice: ma non si è presentato in aula. Così ieri la pubblico ministero Alessia Tavarnesi ha chiesto una condanna a 5 anni di reclusione e la giudice per le udienze preliminari Maria Rosa Barbieri ha poi sentenziato 6 anni di pena e il riconoscimento del diritto delle vittime a venire risarcite con un procedimento in sede civile, così come richiesto anche dagli avvocati di parte civile Mariangela Semenzato e Gianbattista Zatti.
L’imputato, naturalmente, potrà se vorrà ricorrere in appello. —
