MANTOVA. Un altro mattoncino per la costruzione del gestore unico del servizio idrico integrato nel Mantovano. Lo ha messo il Tar di Brescia respingendo il ricorso di Sicam contro la fusione tra Tea Acque e Aqa e la delimitazione del percorso che entro il 2025 dovrebbe portare anche all’ingresso di Sisam, la società che ha Sicam come braccio operativo per la gestione di acquedotti, fognature e depuratori in venti Comuni.
La questione, però, è tutt’altro che chiusa e Sicam avrà un’altra possibilità per far valere le proprie ragioni. I giudici amministrativi sono stati chiari: non era a loro che avrebbe dovuto rivolgersi la società di Castel Goffredo, bensì al Tribunale superiore delle acque pubbliche, davanti al quale il processo potrà proseguire. È quello, infatti, l’organismo individuato dalla Cassazione come recettore di ricorsi riguardanti il servizio idrico integrato e tocca ai suoi magistrati esprimersi in un unico grado di giudizio.
I giudici bresciani, dunque, hanno ritenuto inammissibile il ricorso di Sicam contro atti dell’azienda speciale d’ambito e della Provincia, compresa la convenzione tra Aqa e Provincia stessa che nel settembre dell’anno scorso chiudeva il percorso di fusione tra Aqa e Tea Acque e delineava quello per l’ingresso di Sisam nella nuova società che farà da gestore unico del servizio idrico integrato.
Nel ricorso Sicam aveva contestato alla Provincia e all’azienda dell’Ato di aver deviato dal percorso di aggregazione in quanto tutti i loro atti sarebbero stati finalizzati ad affidare il servizio a una società del gruppo Tea anziché al soggetto che dovrebbe nascere dall’aggregazione. La società castellana «prende atto del pronunciamento dei giudici amministrativi» e preannuncia ricorso.
Proprio sulla base della sentenza del Tar, «che tra le altre cose ha riconosciuto la complessità della materia e la compensazione delle spese», Sicam, «ritenendo fondati e validi i motivi che hanno determinato il ricorso, intende dar seguito all’azione intrapresa e sottoporre gli stessi argomenti al giudizio e alla competenza del Tribunale superiore delle acque pubbliche».
La sentenza del Tar, pubblicata l’11 marzo scorso, ha consentito a Provincia e Aqa di sottoscrivere la convenzione messa punto più di un anno fa. Allora era stato messo nero su bianco il fatto che la concessione del servizio idrico integrato per 40 Comuni ex Tea acque e passati a Aqa venisse prorogata dal 17 novembre 2025 al 28 novembre 2037; il ricorso, però, aveva stoppato tutto. Una volta respinto, lunedì scorso la convenzione è stata firmata. Con essa vengono anche fissati alcuni passaggi importanti per chiudere la questione del gestore unico.
Il primo è quello di rendere totalmente pubblica Aqa entro il 2025 (Tea rileverà l’ultimo 20% in mano ai privati), a cui seguirà un aumento di capitale per consentire a Sisam di entrare nella nuova società Aqa con il 25%. Questo, per Provincia e Ato, dovrà avvenire tra aprile e maggio 2024 (sei mesi prima verranno conferiti gli incarichi per stabilire il valore del 25% che rileverà Sisam).
A quel punto con Aqa, che ad inizio anno, alla scadenza della convenzione con Ireti, ha assorbito gli acquedotti di Gazzuolo e Viadana, resterà solo Aimag come gestore del servizio idrico integrato nei sette Comuni della bassa fino al 2025.
