TARVISIO. Era il medico di Tarvisio. Quello che, quarantenne e da un decennio in Val Canale, decise di assistere tra i cunicoli i minatori che avevano occupato la miniera di Raibl a Cave del Predil per difendere il posto di lavoro. Quello che aprì la prima guardia medica in zona, che si occupò delle famiglie e, dal 2000 in poi, di medicina del lavoro, impegnato per anni in aziende come Weissenfels di Fusine, Rdm di Ovaro, gruppo editoriale di Messaggero Veneto e Il Piccolo, Città Fiera (fino al 2008), Villa Food a Villa Santina.
Mario Quai se n’è andato ieri, a 71 anni, alla Rsa della Quiete di Udine dov’era ricoverato. Nato a Cagliari il 18 luglio del 1950, Quai arrivò in Friuli grazie al padre, Vittorio, ingegnere minerario a Cave del Predil. Fu lui a suggerire al figlio di andare a sciare a Sella Nevea, sul ghiacciaio, e quando Mario arrivò fra quelle montagne, lì decise di restare.
Quai si trasferì a Tarvisio nei primi anni Ottanta, fece domanda per diventare medico di famiglia e quando ci fu l’occupazione a Cave del Predil non esitò a dare assistenza ai minatori. «Era un bravissimo dottore», testimonia Valerio Rossi, ex presidente del museo della miniera, fondatore e guida da dieci anni dell’associazione minatori. Si guadagnò anche così la stima di molti tarvisiani, anche del compianto Carlo Emanuele Melzi, allora proprietario di Weissenfels, Messaggero Veneto e Il Piccolo.
A Tarvisio conobbe la moglie, Luisa Svetina, con cui si sposò nel 1983, e fece anche il consigliere comunale, dal 1990 al 1993 tra le fila del Psi. Ci fu un momento nel quale Melzi l’avrebbe voluto sindaco «ma era troppo emotivo e sensibile per ricoprire un ruolo simile», racconta Carlo Vespasiano, ex sindaco di Tarvisio, zio di Svetina, che con lui creò la Silav a Tolmezzo, azienda per la gestione della sicurezza sul lavoro, inaugurata nel 2001, quando Quai smise di fare il medico di famiglia e si dedicò alla medicina del lavoro.
Una scelta fatta dopo aver onorato una promessa, quella a Melzi, di curarlo e stargli accanto fino all’ultimo. L’imprenditore morì nell’agosto del 2000 e Quai da allora si dedicò alla Silav, diventata poi Silav consulting, con sede a Tolmezzo e a Feletto, della quale oggi Svetina è legale rappresentante e nella quale Quai ha sempre lavorato, seguendo aziende come l’ex Saf e i Gruppi Ceccarelli e Chiarcosso. «Ci siamo conosciuti appena arrivò a Tarvisio. È stato il medico del lavoro in Alto Friuli – racconta la moglie –. Ha lavorato fino all’ultimo. Se n’è andato serenamente, non ha sofferto. In azienda i medici, gli infermieri, gli impiegati, mi sono tutti vicini. Avremo un motivo in più per andare avanti, quello di proseguire i suoi insegnamenti», conclude la moglie. «Mario amava la semplicità – racconta l’imprenditore tarvisiano Vito Anselmi –, era un professionista molto premuroso e attento. Mi è stato a fianco in un settore delicato come la salute dei dipendenti. Mi mancherà, affondo i miei ricordi in un profondo sentimento di stima».
Anche Vespasiano conferma l’affetto che legava i tarvisiani a Quai, anche se con la moglie si erano trasferiti a Udine, mentre a Tarvisio è rimasto a vivere lo zio, Carlo Quai. «È stata una persona tanto amata, perché – testimonia Vespasiano – era sempre disponibile e molto bravo».
L’ultimo saluto a Mario Quai sarà celebrato in forma strettamente privata e, secondo la sua volontà, dopo la cremazione le sue ceneri saranno portate a Porcia, nel cimitero dove riposano la madre e il padre che si erano trasferiti a Pordenone prima e a Porcia poi, seguendo il figlio Franco. Il 71enne lascia la moglie, i fratelli, Franco e Carla che vive a Roma, e lo zio.
