TRIESTE Otto anni appena. Ma è riuscita a salvare la madre dalla furia violenta del suo compagno, che con una mano teneva la donna a terra, bloccandola alla gola, mentre con l’altra la colpiva a pugni in faccia. Tutto ciò dopo una banale lite. Con la complicità dell’alcol. Se la città non ha assistito a un altro possibile omicidio, perché così effettivamente poteva finire, lo si deve alla figlia di questa donna: non appena si è resa conto che il litigio stava degenerando, ha telefonato al papà, l’ex della madre (pestato a sangue pure lui non appena ha raggiunto la casa), chiedendo aiuto. La bimba ha poi fatto scudo con il proprio corpo, proteggendo la mamma.
La vicenda è il retroscena del pestaggio avvenuto una settimana fa, la sera di sabato 19, nel condominio di via Rismondo. Un pestaggio culminato con l’arresto dell’uomo, portato in carcere al Coroneo. È stato rilasciato nei giorni successivi con un’ordinanza di divieto di avvicinamento alla compagna emessa dal gip Marco Casavecchia. Sul caso sta indagando il pm Matteo Tripani.
È circa la mezzanotte di sabato quando inizia il diverbio tra la coppia: lui è un bosniaco di 44 anni che risiede a Trieste. Lei è una giovane di origini brasiliane. Gli atti parlano di un alterco innescato «per motivi religiosi», ma secondo le testimonianze di chi conosce i due ci sarebbero anche questioni di gelosia. E quella sera il quarantaquattrenne, dalla stazza piuttosto robusta, aveva bevuto, molto, come testimoniato dalla vittima e confermato dalle forze dell’ordine. Dunque il litigio. La bambina di otto anni sente tutto. Sente le urla, sente la mamma piangere e si rende conto del rischio. Prima tenta di far desistere l’uomo, quindi prende il cellulare e chiama papà, cioè l’ex della brasiliana. Lui è un ristoratore di origini campane che gestisce alcuni locali del centro. Il padre riesce a raggiungere il condominio di via Rismondo in pochi minuti. Ma il litigio è già degenerato in un vero e proprio pestaggio: in quel momento il quarantaquattrenne, in preda all’alcol, è a cavalcioni sopra la donna. Le stringe la gola e la colpisce al volto con un pugno dietro l’altro. La giovane è una maschera d i sangue, ha il naso rotto.
Ma quando il quarantaquattrenne sente suonare alla porta, si ferma. In quell’istante la donna ha il tempo di prendere la figlia e stingerla a sé, pensando che con la bimba in braccio l’uomo possa smettere. Lui però si fionda giù per le scale e si scaglia sull’ex pestandolo. Lo stende subito, continuando a infierire alla testa anche quando il ristoratore campano è a terra incosciente. È solo grazie all’intervento delle pattuglie della polizia, dei carabinieri e della polizia locale se non finisce nel peggiore di modi.
L’uomo, prima essere ammanettato, aggredisce pure gli agenti. La giovane brasiliana e l’ex ora sono in ospedale. Il bosniaco, difeso dall’avvocato Andrea Cavazzini, non ha saputo dare spiegazioni: «Ho perso la testa», si sarebbe limitato a dire. Ha il Covid è non è stato ancora interrogato.