CASALE. Per più di due anni e mezzo ha sottoposto la moglie a un regime di vita penoso, insultandola e minacciandola ma soprattutto picchiandola con particolare violenza.
Un episodio su tutti viene riportato nel capo d’accusa dal pubblico ministero: risale al novembre 2017 quando l’uomo, un operaio di 53 anni di Casale, ora disoccupato, al culmine di una lite scaraventò la moglie a terra, colpendola con calci in tutto il corpo. Uno dei calci colpì la povera donna a un occhio e le costò il distacco della retina. Per questo motivo, il giudice delle udienze preliminari Marco Biagetti ha condannato in rito abbreviato l’operaio a un anno e quattro mesi di reclusione.
Due anni e mezzo da incubo
Il caso che riguarda una coppia di Casale sul Sile ha molti tratti in comune con altre vicende giudiziarie di maltrattamenti domestici. Ma se ne distingue dalle altre per la violenza con cui la povera donna veniva trattata dal marito. Per due anni e mezzo, dal gennaio del 2016 al luglio 2018, l’operaio aveva preso di mira quasi quotidianamente la moglie con ingiurie di ogni tipo e irriferibili e minacce di morte, anche alla figlia.
Una situazione che oramai era diventata insostenibile. Per questo motivo la donna, esasperata e temendo il peggio, vista l’escalation di violenza di cui era vittima, un giorno d’estate del 2018, ha deciso di andare a denunciare il marito per le violenze domestiche.
La denuncia
L’ha fatto presentandosi alla caserma dei carabinieri di Mogliano. Ai militari dell’Arma raccontando nei dettagli le violenze domestiche, attivando così la procedura del codice rosso che tutela le donne vittime di maltrattamenti in famiglia. Da qui la decisione dell’autorità giudiziaria di imporre all’imputato il divieto di avvicinamento alla moglie.
Il processo
Il procedimento penale è sfociato poi in un processo a porte chiuse, che si è basato sugli atti d’indagine. La difesa dell’imputato, con l’avvocato Diego Melioli, è riuscita a limitare i danni. A fronte infatti di una richiesta di condanna a due anni di galera, il giudice ha condannato l’operaio a un anno e 4 mesi (pensa sospesa). L’imputato è stato invece prosciolto da due capi d’accusa per lesioni personali. Non è escluso che la difesa si riservi il ricorso in Appello.
