A partire da una foto ingiallita, il gruppo Aerei Perduti cerca nel Padovano il teatro di una storia straordinaria. Un soldato sudafricano e tre tedeschi a fine Seconda guerra mondiale strinsero un accordo per salvarsi le vite
PERNUMIA. Sorridono i tre soldati tedeschi, alzano il bicchiere di vino rivolti verso i loro ospiti, poveri contadini che li hanno accolti in casa loro senza farsi tante domande, e brindano alla fine della guerra. Sono consapevoli che li attenderà un periodo di prigionia, ma sanno di poter contare sulla parola d’onore dell’uomo che sorride insieme a loro. È il pilota sudafricano che avevano catturato qualche giorno prima: rapidamente poi le sorti si sono ribaltate e l’aviere da prigioniero diventa il loro carceriere e infine il loro garante, un nemico che si rivela amico.
LA STORIA IN UNA FOTO
L’immagine fissata su una foto ingiallita, scattata alla fine di aprile del 1945 nel cortile di una povera casa di campagna tra Padova e la Riviera del Brenta, restituisce una storia a lieto fine nei giorni drammatici che hanno segnato la conclusione della Seconda guerra mondiale e i volti dei loro protagonisti. A riportarla alla luce è la ricerca compiuta dagli “007 della storia” del gruppo “Aerei Perduti Polesine”, che da anni non si limitano solo a recuperare i resti dei velivoli ancora sepolti nelle campagne ma cercano soprattutto di ricostruire la storia di chi li pilotava, di restituire la memoria di questi caduti, spesso dimenticati come i loro aerei schiantati. Ed è proprio da una battaglia aerea che inizia la storia poi immortalata nelle foto scattate appena qualche giorno dopo.
Il pilota sudafricano
Il protagonista è Peter During (morto qualche anno fa, pilota di caccia sudafricano, decollato il 26 aprile 1945 dall’aeroporto di Marina di Ravenna. Sono le ultime ore di guerra e Peter è impegnato in un’azione di mitragliamento su una colonna di carri armati tedeschi quando, nei pressi di Cavarzere, viene colpito dalla contraerea nemica. Con l’aereo in fiamme e l’olio del motore che gli imbratta il parabrezza riesce ad atterrare nei pressi dell’Adige e ad uscire illeso dall’impatto. Viene immediatamente catturato dai militari tedeschi del Flak Regiment “Hermann Goering”, che lo portano in un cascinale in attesa di essere interrogato. Il giorno dopo viene affidato ad un sottoufficiale tedesco e caricato su un furgoncino, diretto verso nord. Il 28 aprile, tra Pernumia e Battaglia Terme, il furgone viene mitragliato da due aerei inglesi della Raf; sia il pilota sudafricano che i soldati tedeschi ne escono illesi. Il giorno successivo riprendono la marcia verso Padova e incontrano altri tedeschi sbandati. Qualche ora prima i partigiani avevano liberato Padova e i tedeschi, costretti ad un cambio di programma, in prossimità di Ponte di Brenta prendono la via verso Venezia, lungo la Riviera del Brenta.
L’accordo tra nemici
È a questo punto che Peter decide di parlare con i suoi carcerieri, mettendoli di fronte al fatto che ormai gli alleati sono vicini e i partigiani sono insorti. Per i tedeschi si prospetta la prigionia o la morte. Ecco dunque il compromesso che il pilota sudafricano offre loro: lasceranno le armi sul tavolo della casa contadina dove si sono fermati e attenderanno l’arrivo di qualche truppa. Se fossero arrivati prima i tedeschi Peter sarebbe stato loro prigioniero, se invece si fossero presentati gli alleati o i partigiani, ad essere catturati sarebbero stati i tre tedeschi. In questo caso During avrebbe chiesto per loro un trattamento di favore. L’accordo è fatto e da quel momento gli ormai ex nemici condividono mezza giornata spensierata con il cibo e il vino offerto dai contadini.
L’epilogo e l’appello
Il 30 aprile l’epilogo: Peter entra in contatto con un capitano dell’artiglieria neozelandese a cui consegna i tre militari tedeschi, insieme ad una lettera di “raccomandazione” che riservi loro un trattamento umano. Uno dei tedeschi, Otto Wagner, regala a Peter la macchina fotografica con cui aveva fissato le ore trascorse nella fattoria. Peter non è più riuscito a contattare i suoi ex nemici ma ha conservato le foto e la memoria di quei giorni. E proprio partendo da queste foto il gruppo “Aerei Perduti Polesine” lancia un appello per ritrovare la fattoria tra Padova e la Riviera del Brenta e magari qualche testimonianza. «Nelle foto si può notare un porticato in colonne» spiega Luca Milan «Un elemento non molto comune nei nostri fabbricati rurali. Compare anche un ragazzo di 10-15 anni. Forse questi labili indizi potrebbero essere di aiuto per individuare il luogo o qualche altro dettaglio».
E ora è davvero caccia al ricordo. Qualsiasi testimonianza può essere inviata alla mail aereiperduti@gmail.com.