TRIESTE. Quando, il 5 gennaio scorso, è stata ritrovata cadavere nel parco dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni, Liliana Resinovich non portava la fede nuziale. Il dettaglio, di non poco conto, è emerso nelle ultime ore ed è stato confermato venerdì 18 febbraio dal marito Sebastiano Visintin, il quale precisa che l’anello è stato «trovato a casa, sistemato in una bustina dentro una piccola scatola, dove Lilly conservava alcune tra le cose più preziose, come la fede di sua madre».
La 63enne, per la precisione, quando è stata rinvenuta infilata in due sacchi neri, in quell’angolo sperduto tra la boscaglia del parco di San Giovanni, aveva invece addosso un orologio rosa regalatogli anni prima dal marito, ma non - appunto - la fede. Quell’anello Liliana lo portava al dito dal 2005, quando la coppia - dopo molti anni di convivenza - era convolata a nozze. Lo testimoniano anche le tante foto che la ritraggono in diversi momenti della sua vita e che immortalano inequivocabilmente la fede al dito.
La 63enne - racconta lo stesso Sebastiano Visintin - si toglieva la fede solo quando andava al mare o in situazioni nei quali temeva di perderla. La indossava anche la sera prima di sparire, quando assieme al marito era andata a cena a casa di alcuni amici, in via Udine. Eppure, il 14 dicembre scorso, uscendo per l’ultima volta dall’appartamento di via Verrocchio, aveva deciso di sfilarsela dall’anulare e di sistemarla in quella bustina. Un gesto che può assumere un peso significativo nella lettura di quello che è effettivamente accaduto quella mattina o, comunque, in quelle giornate così complesse per la donna.
Stando infatti alla testimonianza dell’82enne Claudio Sterpin, l’amico del cuore di Lilly, la donna avrebbe dovuto rivelare al marito la sua intenzione di lasciarlo. Il fine settimana successivo – sempre stando alla versione di Sterpin – lui e Liliana avrebbero dovuto passarlo insieme, per poi iniziare una convivenza. La domanda, dunque, è: Lilly si era tolta la fede perché era in procinto di fare quel grande passo, per lasciarsi alle spalle il matrimonio, o perché avendo deciso di compiere un gesto estremo voleva lasciare un messaggio forte a chi restava? Oppure può esserci qualche ulteriore lettura? Certamente, tra i tasselli che gli inquirenti stanno sistemando per ricomporre il rebus sulla morte di Lilly, quello della fede assume un ruolo-chiave e dovrà trovare un’interpretazione.
Nel frattempo prende forma la squadra di consulenti messi in campo dall’Associazione Penelope cui si è rivolto, per avere assistenza legale in qualità di parte offesa, il fratello di Liliana, Sergio Resinovich. L’avvocato Federica Obizzi, che supporta l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di Sergio e presidente di Penelope, fa sapere che tra i consulenti di parte ci saranno la genetista Marina Baldi, la psicologa Gabriella Marano e l’anatomopatologo trevigiano di provata esperienza Alberto Furlanetto. Si tratta di figure di alto profilo, che hanno già operato anche attraverso l’Associazione Penelope nell’ambito di alcuni casi di cronaca particolarmente complessi. Baldi, biologa e specialista in Genetica medica, svolge da diversi anni l’attività di consulente tecnico e perito in numerosi procedimenti giudiziari. È inoltre responsabile della Legal Genetics di Roma, società di consulenze a 360 gradi in ambito forense, criminalistico e criminologico. È stata consulente di parte civile nel processo a carico di Giosuè Ruotolo, condannato per il duplice omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone, uccisi a colpi di pistola il 17 marzo 2015 nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone. La genetista si è occupata anche dell’omicidio di Melania Rea, come perito della famiglia della vittima. Tra l’altro, a Baldi venne chiesto un parere “pro veritate” dal legale della famiglia di Pier Paolo Pasolini, dopo oltre 40 anni dal delitto, al fine di far riaprire il caso.
La psicologa clinica e forense nonché criminologa Marano sarà chiamata invece a tracciare il profilo di Liliana, a raccogliere testimonianze e dettagli anche analizzando video e fotografie, per tentare di capire come stava emotivamente la 63enne prima della sua scomparsa.
Del caso di Liliana, intanto, è tornata ad occuparsi ieri sera anche la trasmissione di Retequatro “Quarto Grado”, che con una diretta in zona Questura ha ripercorso le tappe salienti del giallo.