Coordinata dal sostituto procuratore di Bologna, l’inchiesta ruota attorno a un episodio risalente al 2018 e accaduto nel capoluogo emiliano. «Indagato per aver concordato incontri con una ragazza minore di anni diciotto per ottenere, dietro pagamento, prestazioni sessuali»
GORIZIA Avrebbe dovuto avvenire oggi, sabato 19 febbraio, ma un imprevisto l’ha fatto slittare. L’interrogatorio di garanzia di Giovanni Belmonte, il cinquantaquattrenne capo della Divisione di polizia amministrativa, sociale e dell’immigrazione della Questura di Udine, ristretto agli arresti domiciliari martedì scorso per l’ipotesi di reato di prostituzione minorile, è stato riprogrammato per martedì. E si terrà davanti al gip di Bologna, lo stesso che ha emesso la misura cautelare, e non a un collega di Udine da lui delegato.
L’inchiesta e l’arresto
Coordinata dal sostituto procuratore di Bologna, Michele Martorelli, già pm a Gorizia, l’inchiesta ruota attorno a un episodio risalente al 2018 e accaduto appunto nel capoluogo emiliano. «Indagato per aver concordato incontri con una ragazza minore di anni diciotto per ottenere, dietro pagamento, prestazioni sessuali», spiega la nota diffusa giovedì dalla Questura di Bologna, che ha condotto le indagini. Era toccato invece ai colleghi friulani notificare a Belmonte l’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari. Al provvedimento cautelare è subito seguito quello del Dipartimento della pubblica sicurezza, che ha sospeso il funzionario dal servizio.
E mentre la difesa, rappresentata dall’avvocato Stefano Comand, preferisce non parlare ancora, sono tanti i punti interrogativi che rendono la vicenda estremamente nebulosa. Oltre che fluida, visto che le indagini sono ancora nella fase preliminare e che poggerebbero per buona parte sulla versione della o delle ragazze coinvolte. A quanto appreso, a casa dell’indagato, che abita a Udine, sarebbero state trovate immagini pornografiche riferite verosimilmente a minorenni.
Sarà lui, già davanti al gip o, qualora dovesse scegliere di avvalersi della facoltà di non rispondere, in un eventuale successivo interrogatorio con il pubblico ministero , a fare ordine e chiarezza. Intanto, la notizia dell’arresto ha lasciato basiti e increduli tutti coloro che lo conoscono e stimano. Dalla Questura di Udine, per il momento, non arriva alcuna dichiarazione ufficiale. Ma i colleghi non gli fanno mancare il loro supporto.
Le parole dell’ex questore
Anche Claudio Cracovia, questore di Udine tra il 2014 e il 2019 e oggi in pensione, spende parole di apprezzamento per colui che in quegli anni è stato il suo braccio destro nel ruolo di capo dell’Ufficio di Gabinetto: «Posso e voglio dire che, dal punto di vista professionale, abbiamo avuto un lungo rapporto di collaborazione. E il mio giudizio su di lui è sempre stato ottimo e non posso che confermarlo: è stato un funzionario che ha saputo dimostrare eccellenti qualità».
Il sostegno del sindacato
«Lo conosco e lo stimo da quasi quarant’anni – racconta Olivo Comelli, rappresentante regionale del Sap, Sindacato autonomo di polizia –, da quando, all’inizio degli anni Ottanta, sono entrato in polizia. Lui, come me, è figlio di un poliziotto. Su di lui non c’è mai stata una chiacchiera, niente. È stato un professionista ineccepibile in grado di fare con merito un percorso di carriera rilevante. Quando ho saputo cosa era successo sono rimasto senza parole. Sulla vicenda in sé – prosegue il segretario del Sap – non si può dire assolutamente nulla. Prima bisognerebbe conoscere come sono andati realmente i fatti e leggere le carte. Comunque, massima stima per l’uomo e per il poliziotto che, tra l’altro, fino a poco tempo fa era il presidente del collegio dei probiviri del sindacato».