L’amministrazione vuole i soldi mai incassati dopo aver escusso altre tre polizze Mancano i costi di gestione di stadio, due campi e 73mila euro di imposte evase
CARPI Il fallimento del Carpi Fc arriverà presto in tribunale. A metà aprile, infatti, si terrà l’esame dello stato passivo davanti al giudice delegato Camilla Ovi, ma intanto i vari creditori si preparano. Tra loro c’è anche il Comune di Carpi che ha affidato l’incarico all’avvocato Fausta Brighenti per presentare domanda di insinuazione. E lo ha fatto forte di alcuni crediti mai introitati e che ora vengono richiesti anche per evitare eventuali contestazioni da parte della Corte dei Conti.
Si tratta principalmente dei costi di gestione dei tre impianti che il Carpi aveva ottenuto dal Comune in convenzione e le imposte di pubblicità e canoni unici mai versati in municipio. Il totale non è ancora stato quantificato – i funzionari comunali si sono presi ancora un po’ di tempo – ma già alcuni numeri emergono come ad esempio i tre avvisi di accertamento Ica (servizio tributi) non saldati per un valore di 73mila euro.
Più complessa, invece, la quantificazione della non gestione dello stadio Cabassi, del campo di via Sigonio e dell’impianto Dorando Pietri. A metà dicembre, in una determina, si parlava già di oltre 28mila euro per le “necessità di ordine manutentivo e gestionale derivante dalle inadempienze del Carpi Fc”. Soldi che superano i 13mila euro di tre polizze a garanzia di altrettante convenzioni stipulate dal vecchio club biancorosso e già introitate dal Comune. Ma c’è inevitabilmente dell’altro nel conto complessivo: lo conferma sempre la medesima determina in cui si parla dei costi per la messa in ripristino prima di disciplinare i rapporti con la neonata Athletic Carpi e delle spese che si dovrà accollare il Comune all’atto delle volture delle varie utenze (energia elettrica, acqua, gas, rifiuti), “derivanti dalla morosità già dichiarata da parte della stessa Carpi FC 1909”.
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