TRIESTE Non è così lontano il tempo in cui il popolo triestino andrà a piedi o in bicicletta sul terrapieno di Barcola a scrutare il tramonto sul mare. E allora il terrapieno non sarà più il luogo delle nequizie ecoambientali e l’antica discarica conoscerà il momento dell’agognato riscatto. Se la previsione formulata dagli uffici comunali competenti si rivelerà attendibile, a metà del 2024 quel sogno potrà avverarsi.
Il recupero di un tratto di costa da bonificare e destinare a pubblica fruizione - come recita il titolo ufficiale dell’operazione - è iniziato nell’autunno 2018 quando il Comune ha iscritto l’intervento nel Piano triennale delle opere: tra denari municipali, regionali, ex provinciali (Uti poi Edr) la redenzione dei 90.000 metri quadrati del terrapieno è finanziata da 5,5 milioni di euro.
Un protocollo d’intesa tra Comune e Autorità portuale ha assegnato alla civica amministrazione il compito di risanare l’intero sito ricompreso tra la foce del torrente Bovedo e il Molo 0. A passo Costanzi il fascicolo è seguito dal dipartimentale Giulio Bernetti e dal dirigente di strade & verde Andrea de Walderstein.
Al momento, premettendo che le operazioni ambientali non sono mai di pronta esecuzione, la situazione è la seguente. La stazione appaltante comunale aveva incaricato T.e.s.i. Engineering di redigere un progetto di bonifica e di messa in sicurezza permanente sul tratto che dall’attuale Centro congressi conduce alle concessionarie diportistiche. Il lavoro è stato esaminato in sede di conferenza di servizi, che ha espresso alcune prescrizioni, tra cui la necessità di eseguire il rilievo topografico dell’area e la relazione geologica, in quanto è richiesto il monitoraggio della zona “a mare”.
Ma il fatto più interessante è che nel giro di una decina di giorni sarà incaricato del progetto definitivo un professionista esterno, che avrà a disposizione 120 giorni per provvedervi. Questo sta a significare che il disegno della bonifica sarà approntato in estate, quando tornerà alla verifica della conferenza dei servizi, che valuterà eventuali ulteriori prescrizioni con cui integrare il progetto. Gli uffici ritengono plausibile andare in gara nell’autunno di quest’anno: con tutta la possibile prudenza, considerando che dovranno essere eseguite anche opere strutturali, si può calcolare un anno e mezzo di cantiere, così da completare la bonifica attorno alla metà del 2024, come accennato in premessa.
Cosa vuol dire bonificare il terrapieno? Vuol dire - spiegano i tecnici - che l’area sarà avvolta da materiali particolari con cui coibentare e impermeabilizzare il terreno, su cui verrà steso un tappeto di terra “fresca”. In alcuni punti sarà utilizzato anche cemento, soprattutto dove saranno eseguiti marciapiedi o ciclovie.
Tutto a posto? Magari. Perchè la rinascita del terrapieno, classificato come zona sportivo-ricreativo-turistica dalle linee guida del Porto vecchio, implica una scelta su cosa realizzarci sopra. Quali attività, quali giochi ecc. E chi li gestirà. Già oggi ci sono il Bagno ferroviario, la velica Barcola-Grignano, il club Saturnia, il club Sirena, il club del Gommone, la scuola di windsurf. Inoltre l’area è “toccata” dal progetto della cabinovia.
Comunque la bonifica sarà un importante passo avanti per ripristinare un’area per decenni simbolo del degrado ambientale. Il terrapieno era una discarica gestita dal Comune all’interno del recinto del Punto franco vecchio, dove a cavallo degli anni Settanta-Ottanta venivano smaltiti rifiuti tossico-nocivi. Tra i quali le ceneri provenienti dal vecchio termovalorizzatore di San Pantaleone. Anche gli inerti provenienti dai lavori al Centro di fisica e alla Sissa vi trovarono asilo. Nel novembre 2005 un chilometro e mezzo di costa venne posto sotto sequestro dai Noe per la presenza di sostanze inquinanti. Nel 2006, dopo le indagini dell’Arpa, il Comune emanò prescrizioni sulla fruibilità dell’area. —
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