Il tecnico del Belluno nei primi anni 2000 era in tribuna a Mestre. «Vincere al primo anno dopo la scorsa estate era impossibile»
BELLUNO. Dolomiti, puoi andare a lontano. A patto di avere coesione e pazienza. Parola di Giovanni Colella, ex allenatore del Belluno agli inizi degli anni 2000 e da poco sollevato dall’incarico al Legnago in serie C. Il tecnico era sugli spalti dello stadio “Baracca” di Mestre mercoledì ed ha parlato a lungo assieme al segretario Paolo Mezzacasa, intrattenendosi poi con altri dirigenti e tifosi soprattutto ex gialloblù. Un legame che esiste ancora, al di là dell’evoluzione della storica società del capoluogo.
Mister, prima volta a vedere la Dolomiti quest’anno?
«Prima volta a vedere la serie D in generale. Ma sono contento, perché ho assistito ad una bella partita caratterizzata da un ritmo interessante. Si sono affrontate due squadre molto diverse tra loro, per caratteristiche e tipologia di calcio espresso».
Opinioni sulla formazione guidata dal suo collega Renato Lauria?
«Intanto se non sbaglio era penalizzata dall’assenza di Corbanese e Raimondi, i due attaccanti titolari. La descriverei come una compagine innanzitutto molto solida, nella quale ben si distingue l’esperienza di alcuni giocatori con un passato in categorie anche superiori alla D. Non ha picchi particolari o individualità che emergono in modo netto su altre. Però ripeto, mi sto basando su una partita sola».
Si è fatto un’idea sul progetto alla base della fusione?
«Certo, e devo dire che non pensavo andasse in porto. Ma è stata una bella cosa ed è giusto costruire ora le basi per obiettivi sempre più ambiziosi. Vincere subito è impossibile, quindi questo periodo serve a creare la giusta coesione anche a livello dirigenziale».
Lei conosce bene la serie C. Sul campo cosa servirà se e quando la Dolomiti verrà promossa?
«Fondamentale è il costruire nel tempo uno zoccolo duro di giocatori, attorno al quale ruotare le altre scelte. Mi spiego: io vado contro il pensiero secondo cui a seguito di una promozione devi cambiare tutta la squadra per forza. Vedi il Trento di quest’anno, che aveva già predisposto per tempo una rosa pronta al salto di categoria e non ha rivoluzionato del tutto la rosa, creando il giusto mix. E al momento sta disputando un campionato al di sopra dei pericoli».
