Dibattito in seduta plenaria. Alla Commissione Ue arrivate dodici opposizioni alla domanda di riconoscimento di Zagabria
BRUXELLES. La battaglia del vino sul Prosecco-Prošek tra Italia e Croazia prosegue a livello europeo. La Commissione Ue «ha ricevuto dodici opposizioni» alla domanda di riconoscimento della menzione tradizionale Prošek ha comunicato ieri Helena Dalli, Commissaria Ue all'uguaglianza, intervenendo nel dibattito parlamentare promosso dall'interpellanza dell'eurodeputata Mara Bizzotto (Lega) sul futuro del sistema Dop/Igp alla luce del caso Prošek.
«Come prevedono le regole - ha aggiunto Dalli, che sostituiva il commissario competente Janusz Wojciechowski - le opposizioni ammissibili saranno inviate alla Croazia per osservazioni», quindi «tutte le risposte della Croazia saranno comunicate all'Italia». «Dopo questo scambio, sulla base delle norme Ue e della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, la Commissione prenderà la sua decisione per tutelare o respingere la domanda della Croazia».
Il Prošek è un «Cavallo di Troia» che minaccia «il sistema delle Dop e Igp». Così l'europarlamentare della Lega Mara Bizzotto, nel suo intervento di apertura a Strasburgo dell'«interpellanza principale» sul caso Prosecco-Prošek, promossa dalla stessa Bizzotto. «Cara Commissione Europea, è finito il tempo delle chiacchiere», ha attaccato Bizzotto rivolgendosi alla Commissaria europea per l'uguaglianza Helena Dalli. «Perché il Commissario all'Agricoltura non ha il coraggio di venire in Parlamento e dire con chiarezza cosa vuole fare sul caso Prosek?»
«L'Europa deve dire no alla richiesta di riconoscimento del Prošek - ha aggiunto - l'unico vero Prosecco è quello italiano, prodotto in Veneto e in Friuli, riconosciuto e tutelato dalle denominazioni Doc e Docg. Su questa partita l'Europa si gioca la faccia». Tra i tanti motivi di un no secco al Prošek - spiega il governatore del Veneto Luca Zaia - c'è una riserva del nome con un decreto del 2009 che firmai quand'ero Ministro, riconosciuto dall'Europa, e c'è il pronunciamento dell'Unesco che, nel 2019, ha dichiarato Patrimonio dell'Umanità le Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene».
La replica croato è affidata all’eurodeputato Tonino Picula, ex ministro degli Esteri(Sdp, S&D). «Il Prošek non è un nuovo prodotto etichettato solo per suscitare associazioni al Prosecco - ha sostenuto Picula - le somiglianze nel nome derivano dal ricco patrimonio storico e linguistico che condividono i nostri due Paesi». «Eredità da celebrare, non sminuita e abusata», ha proseguito e ha fatto notare che viene dalla Dalmazia, dove il Prošek viene prodotto tradizionalmente da secoli.
«Quel vecchio nome era usato molto prima che il Prosecco fosse protetto nell'Ue - ha attaccato - questi due vini sono facilmente distinguibili per colore, gusto, vitigno, metodo, regione di produzione, dimensione e forma della bottiglia, nonché prezzo - ha precisato Picula - il Prosecco viene prodotto in grandi quantità, mentre il Prošek viene venduto in piccole quantità e per lo più nel mercato locale. Il Prosecco è un aperitivo che viene servito a inizio pasto, mentre il Prošek come vino da dessert viene servito a fine pasto».
Alla causa Bizzotto si sono uniti anche gli eurodeputati Paolo De Castro (Pd, S&D) e Herbert Dorfmann (Svp, Ppe): «Non abbiamo nulla in contrario che la Croazia registri un proprio prodotto - hanno chiarito - ma non deve essere una mera traduzione di un prodotto già sul mercato».
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