Dopo il monito che Bruxelles ha lanciato a Zagabria già nel 2018 attivisti di nuovo all’attacco sulle modalità operative seguite nel porto
ALBONA «Ho visto coi miei occhi un toro venire imbarcato agganciato alla gru attraverso una sola zampa. Qualcosa è andato storto e l’animale è caduto a terra, sicuramente fratturandosi la spina dorsale. Nei suoi occhi ho visto l'orrore che stava soffrendo». Lo ha raccontato Anita Euschen, attivista dell'associazione Animali senza frontiere, in merito agli episodi di maltrattamento che da tempo le organizzazioni animaliste dicono verificarsi nello scalo di Valpidocchio (Bršica), nel Canal d’Arsa.
Allo scalo, specializzato nella movimentazione di bestiame (circa 55mila tonnellate l’anno), gli animali arrivano a bordo di camion provenienti dall'Europa centrale per essere trasferiti a bordo delle navi pronte a salpare per destinazioni in tutto il mondo. Sono numerose e si susseguono da anni - come scrive anche l’agenzia di stampa croata Hina - le segnalazioni relative alle condizioni di sofferenza e stress in cui gli animali arrivano a Bršica, dopo giorni e giorni di trasporto stipati in spazi sovraffollati, tra sporcizia e disidratazione, soprattutto in estate. E prima che possano riprendersi, sotto choc vengono caricati sulle navi.
Sono passati ormai quasi 4 anni da quando l’Unione europea, sulla scorta delle denunce, ha deciso di accendere un faro e ha lanciato un monito a Zagabria sulle condizioni degli animali. Ma le cose - attaccano ora le associazioni - da quel 2018 non sembrano cambiate. «Durante un nostro sopralluogo effettuato nell’estate del 2021 - afferma la veterinaria Maria Boada-Sana, a capo del progetto Animal Welfare Foundation - abbiamo constatato il comportamento caotico e crudele all'imbarco del bestiame, senza che intervenissero i competenti ispettori».
Interpellato dalla Hina, l'Ispettorato di Stato ha risposto che «l'Ispezione veterinaria rispetta al massimo le raccomandazioni della Commissione Ue, facendo di tutto per ridurre al minimo i rischi per il bestiame. A proposito delle pessime condizioni in cui gli animali arrivano a Bršica nel periodo di massime temperature, la responsabilità va attribuita ai competenti organi dei Paesi di provenienza» del bestiame.
Yaron Lapidot, fondatore dell'organizzazione “Israele contro il trasporto del bestiame vivo”, dice che lo scorso anno nel suo Paese sono stati trasportati oltre 850.000 capi di bestiame: «Delle 159 navi attraccate 16 provenivano dallo scalo istriano: si trattava per lo più di natanti piccoli e vecchi. Parte degli animali in precedenza aveva viaggiato per migliaia di chilometri via terra».
Il problema - che non riguarda solo lo scalo istriano - è stato affrontato in sede comunitaria e il mese scorso il Parlamento europeo ha approvato alcune raccomandazioni per il trasporto di animali vivi, da più parti però giudicate poco severe. L'eurodeputata olandese Anja Hazekamp ritiene che non sia stata sfruttata l'occasione per introdurre misure più rigorose: «Molti emendamenti sono stati bocciati - ha detto - e incredibilmente la maggioranza parlamentare ha votato a favore del trasporto via mare senza limiti di tempo, evidentemente dando la priorità alla logica del profitto».