Brezzo (Cgil): «Mancano le regole sulla responsabilità dei committenti». Zacchei (Cisl): «Mi auguro non ci sia anche la connivenza dei datori di lavoro»
PRATO. Lo spacciatore cinese arrestato dai carabinieri lo scorso venerdì per detenzione e spaccio di stupefacenti offerti soprattutto agli operai per sopportare i turni massacranti di lavoro, aveva con sé oltre quarantamila astucci di plastica per confezionare le dosi. Un numero così elevato che, secondo i carabinieri, starebbe a giustificare il grosso giro di affari che il quarantacinquenne aveva. In casa i carabinieri gli hanno sequestrato varie droghe (ketamina, marjiuana, shaboo, ecstasy) per un valore di oltre ottantamila euro e altra ne aveva già spacciato. L’uomo, identificato con un passaporto rilasciato dal consolato cinese nel 2018 si suppone che fosse in Italia da quella data visto che, prima dell’arresto, era un perfetto sconosciuto all’anagrafe e alle forze dell’ordine.
Ma il fatto che la droga venisse spacciata soprattutto fra gli operai delle ditte cinesi non ha sorpreso più di tanto chi, come il segretario dei tessili della Cgil, Massimiliano Brezzo, segue con attenzione le dinamiche dei lavoratori sfruttati. «Purtroppo non si tratta di una novità – dice Brezzo – Lo abbiamo già visto con l’inchiesta sui camionisti che fanno viaggi internazionali, oppure nell’edilizia con gli operai che lavorano a cottimo. Ogni volta che c’è una realtà produttiva dove l’unico obiettivo è quello dell’ottimizzazione del profitto è chiaro che si può cadere anche in questi eccessi dove per guadagnare di più ci si droga per non sentire il dolore o la stanchezza». Non si tratta quindi di un problema di razza o di tipologia di lavoro bensì solo di settori lavorativi e di regole che non ci sono. «Resto perplesso e sconcertato per questa notizia _ dice Mirko Zacchei alla guida per Firenze e Prato della Femca, il sindacato Cisl che segue i settori della moda, energia e chimica – Noi ci siamo occupati molti anni fa di fatti simili che riguardavano i camionisti, ma poi con le nuove regole di controllo non ci sono stati più casi in quel settore. Mi auguro solo che non ci siano connivenze da parte dei datori di lavoro per meglio sfruttare i propri dipendenti».
L’uso di droghe sul posto di lavoro è un fenomeno purtroppo non nuovo: tra le principali cause la necessità di resistere a condizioni lavorative altamente stressanti e il desiderio di migliorare le proprie performance. Sono tante le motivazioni che possono spingere una persona a fare uso di sostanze sul posto di lavoro: il desiderio di essere più efficienti, più creativi, più rapidi nello svolgimento delle proprie mansioni, di provare meno ansia e frustrazione. Ma soprattutto di sopportare eventuali dolori fisici dettati proprio dallo stare troppe ore nella medesima posizione e nel fare i soliti movimenti. Fra le droghe più usate sui luoghi di lavoro ci sono: la cocaina che è una droga che fa sentire meno la pesantezza dello stress; le anfetamine che vengono usate per sentirsi particolarmente vigili o per migliorare le prestazioni lavorative; l’Lsd, sostanze psichedeliche che se assunte in quantità ridotta favoriscono attenzione, concentrazione e creatività.
Fra i cinesi va molto la ketamina che anestetizza i dolori e permette di fare turni di lavoro oltre il limite fisico.
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