Scholz annuncia 150 milioni di aiuti a Kiev. Il Cremlino: «C’è un canale di dialogo, ma è minimo». Domani Di Maio in Ucraina. L'Ue pensa a un piano per eventuali rifugiati. Macron punta alla "finlandizzazione"
Continuano le manovre diplomatiche per sventare il pericolo di una invasione russa in Ucraina. Oggi il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è recato in Ucraina e domani sarà a Mosca. Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio partirà domani prima per Kiev e il giorno seguente per la Russia.Dalla Gran Bretagna, mentre a Londra si riunisce il comitato di emergenza sulla sicurezza Cobra, si alza la voce di Boris Johnson che si rivolge direttamente a Putin: «Faccia un passo indietro dall'orlo del precipizio». In serata è previsto un colloquio telefonico tra i due capi di stato.
La tensione è molto alta, anche perché, secondo nuove informazioni di intelligence americana riportate dalla Cnn, i piani militari russi includerebbero l’accerchiamento di Kiev entro 24-48 ore, oltre a campagne aeree e missilistiche. Secondo il Pentagono, la Russia nel weekend avrebbe anche rafforzato il proprio dispositivo militare al confine ucraino a e avrebbe al momento oltre centomila uomini schierati. Vista l’emergenza, l'Ue pensa a un piano per eventuali rifugiati.
Scholz: l’ingresso di Kiev nella Nato non è in agenda
A Kiev oggi c’è il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha incontrato presidente ucraino Volodymyr Zelensky, prima di volare domani a Mosca. «La questione dell'appartenenza alle alleanze non è in agenda» ha spiegato durante la conferenza stampa dopo l’incontro. «Ed è proprio per questo», ha continuato il cancelliere tedesco, «che è un po' strano osservare che il governo russo stia mettendo al centro di grandi problematiche politiche qualcosa che in pratica non è all'ordine del giorno. In un certo senso, è questa la sfida che stiamo effettivamente affrontando: che qualcosa che non è affatto il problema ora sia diventato un problema». Scholz ha assicurato all'Ucraina un'ulteriore «importante sostegno finanziario» di 150 milioni di euro da un credito già in corso, oltre a nuovi crediti sempre di 150 milioni di euro.
«Siamo pronti ad un serio dialogo con la Russia sulle questioni della sicurezza europea» ha ribadito Scholz, ma «se la Russia di nuovo viola l'integrità territoriale, noi sappiamo che fare. Siamo pronti ad ampie ed effettive sanzioni in coordinamento con i nostri alleati. Ci aspettiamo che la Russia faccia passi chiari verso la de-escalation».
Ma l’entrata nella Nato continua a essere al centro dei desideri del presidente ucraino Zelensky, che non esista, nonostante tutto, a dire in conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco che «l’adesione alla Nato garantirebbe la nostra sicurezza e la nostra integrità territoriale».
Il sostegno finanziario Usa a Kiev
Non ci sono solo i soldi tedeschi e i precedenti sostegni, in campo a confortare Kiev: il segretario di Stato Antony Blinken ha detto oggi di aver parlato di questo con con il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba: «ho ribadito che gli Stati Uniti continueranno a sostenere l'Ucraina contro tutte le forme di aggressione russa, anche con pacchetti di assistenza finanziaria».
Macron punta alla "finlandizzazione"
Per risolvere la crisi ucraina, il presidente francese, Emmanuel Macron, pensa anche a una "finlandizzazione" del Paese: lo ricorda il quotidiano Le Monde. In altre parole si tratta di trovare per Kiev una soluzione simile a quella della Finlandia, ossia non un' adesione vera e propria alla Nato, ma comunque una stretta cooperazione con essa. L'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza atlantica non è in agenda, come è stato confermato oggi dal cancelliere tedesco Olaf Scholz durante la sua visita a Kiev, ma l'Eliseo non fa mistero del suo impegno per individuare una formula che garantisca la sicurezza dell'Ucraina senza, allo stesso tempo, ignorare la richiesta del presidente russo, Vladimir Putin, di mettere fine all'espansione della Nato nell'Europa orientale. Insomma, l'ipotesi di Macron è che l'Ucraina possa diventare una sorta di Stato cuscinetto fra la Nato e la Russia, più o meno come la Finlandia.
Lavrov chiede più tempo a Putin
Intanto è una mattinata di colloqui accesi, a Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha detto al presidente Vladimir Putin, nel loro incontro di oggi, che c'è ancora «possibilità» di trovare un accordo con l'Occidente sulle garanzie di sicurezza chieste da Mosca. «Credo che le nostre possibilità siano tutt'altro che esaurite», ha detto il ministro degli Esteri. Parlando delle negoziazioni, ha aggiunto: «Proporrei di continuarle e intensificarle». Putin ha risposto, ambiguamente, così: «Bene». Ma una sua frase sembra gelare Lavrov: l'espansione della Nato verso est «è infinita e molto pericolosa». Il presidente della Russia, citato dalla Tass, parlando delle controrisposte da dare agli Usa e all'Alleanza atlantica in merito alle garanzie di sicurezza chieste da Mosca, ha detto che questa espansione avviene «a spese delle ex Repubbliche sovietiche, inclusa l'Ucraina».
Il ministro della Difesa Serghei Shoigu, incontrando Putin subito dopo, ha detto: «Una parte delle esercitazioni delle forze armate russe si sta concludendo, un'altra sarà completata nel prossimo futuro».
In precedenza, il portavoce del Cremlino Peskov era stato cauto: «Ci aspettiamo che questi esigui canali per il dialogo alla fine ci permetteranno di trovare una sorta di reciprocità da parte dei nostri oppositori e il desiderio di trovare una soluzione che veramente significherà il tenere conto dei nostri interessi», ma «nell'ambito delle questioni per noi essenziali, gli americani ignorano le nostre preoccupazioni, e mi riferisco alla questione delle garanzie di sicurezza che ha posto il presidente Putin». «Quindi - ha proseguito Peskov - a questo proposito la situazione non è rosea, ma noi comunque speriamo. In qualità di persone ragionevoli, ci stiamo preparando al peggio, ma speriamo comunque nel meglio».
«Non c'è nessuna de-escalation che la Russia dovrebbe fare sull'Ucraina, questo spetta all'Occidente, incoraggiando Kiev ad attuare in pieno i pacchetto degli accordi di Minsk», sostiene Oleg Postnikov, vicedirettore del Dipartimento per la non proliferazione e il controllo degli armamenti del ministero degli Esteri russo.
«Abbiamo sempre più interrogativi su quanto le nostre controparti occidentali siano in grado di raggiungere un qualsiasi accordo», ha proseguito Postnikov, «ma non c'è per noi assolutamente alcuna alternativa al continuare a tentare di avvicinarli al nostro approccio, chiarire la nostra posizione e non lasciare che le preoccupazioni che abbiamo sollevato vengano spazzate sotto il tappeto». Postnikov ha poi puntato il dito sulle «raccomandazioni di certi Paesi occidentali ai loro cittadini perché lascino l'Ucraina» che «accrescono le tensioni in modo artificiale».
L’allarme per le aziende italiane: occhio ai rischi cyber
La crisi ucraina fa aumentare «i rischi cibernetici ai quali sono esposte le imprese italiane che intrattengono rapporti con operatori situati in territorio ucraino, derivanti da possibili danni ad obiettivi digitali di quel Paese». Lo segnala L'Agenzia per la cybersicurezza nazionale invitando ad innalzare i livelli di protezione delle infrastrutture digitali.