Ci sono medaglie ancora più brillanti per la lunga storia che contengono. È il caso dello storico oro vinto, su Giappone e Russia, da Erin Jackson nei 500 metri del pattinaggio pista lunga, prima americana a riuscirci, prima donna di colore a farlo. La sua disciplina è la stessa in cui anche l’Italia ha festeggiato l’argento di Francesca Lollobrigida, sui 3 mila metri, al primo giorno di questi Giochi olimpici di Pechino 2022. Jackson ha 29 anni, è americana di Ocala, ha una laurea in scienza dei materiali e ingegneria presa all’università della Florida e sui pattini, dopo gli esordi sulle rotelle in line, si è messa a fare sul serio solo nel 2017. Infatti alle scorse olimpiadi di PyeongChang 2018, aveva chiuso solo 24sima. Da una top 30 alla medaglia d’oro sarebbe già un balzo pazzesco, non fosse che Jackson è una delle poche atlete di colore a rappresentare l’America ai Giochi Invernali ed è diventa così, la prima donna nera in assoluto a vincere un oro in questa disciplina. L’America non vinceva una medaglia nel pattinaggio individuale da 10 anni, ma allora fu bronzo.

I record di Erin Jackson

«È stupendo», ha detto Jackson, «speriamo di poter dare l’esempio e di vedere più minoranze rappresentate nelle discipline degli sport invernali e soprattutto dagli Usa». In effetti il suo record sta più nella disciplina che si è scelta che non nel colore della pelle, per un americano. Se nel 2018, sui 2952 atleti ai Giochi, solo 43 erano di colore, nella delegazione di 225 atleti a stelle e strisce di Pechino 2022, i campioni di pelle scura continuano a contarsi sulla punta delle dita anche se, proprio come portabandiera alla cerimonia di apertura, era stata nominata la bobbista di colore Elana Meyers Taylor, poi sostituita per covid da Brittany Bowe, compagna di squadra di Jackson.

Fra gli altri atleti neri che rappresentano gli Stati Uniti a Pechino sono anche Maame Biney, di origini ghanesi, ancora nel pattinaggio velocità. Poi C’è Kelly Curtis, prima donna nera a rappresentare gli Stati Uniti nello skeleton; Hakeem Abdul-Saboor, nel bob a quattro, Sylvia Hoffman e Kaysha Love, compagni di squadra nel bob a due donne e Malik Jones, un attaccante sulla squadra di hockey su slitta alle Paralimpiadi.

Le ragioni? La mancanza di impianti sportivi adeguati e accesso alle strutture specifiche di queste discipline. Insomma è più facile avere accanto al college «un palazzetto e una palla», come ha spiegato Jackson, «che non ice rink o un budello per il bob o lo slittino». «È poi molto difficile», ha aggiunto Jackson, «impegnarsi in qualcosa in cui non vedi nessuno di simile a te». Se poi aggiungiamo che il pattinaggio di velocità è spesso appannaggio di atleti semmai di origini orientale o olandese, allora il valore della sua performance la pone accanto a due grandissimi del pattinaggio americano. Il primo atleta statunitense di pelle scura a vincere un oro è stato Debi Thomas, bronzo a Calgary 1988. Star del pattinaggio di velocità e dello short track è invece l’indimenticato Shani Davis from Chicago. Classe 1982, è stato il primo americano di colore a vincere una medaglia d’oro ai Giochi Invernali a Torino 2006, collezionando poi altri tre sigilli olimpici e quattro titoli mondiali nella stessa disciplina dei record della nostra Arianna Fontana.

Valentina Margaglio, dall'atletica allo skeleton

Valentina Margaglio a Beijing 2022

Julian Finney

Anche l’Italia ha la sua storia a mille colori nei Giochi invernali. Oltre al piemontese Richardson Viano «prestato» per queste Olimpiadi ad Haiti, suo paese di origine, a dipingere di azzurro intenso e di speranze di gloria le gare di Pechino 2022 è Valentina Margaglio, atleta dello skeleton. Originaria di Casale Monferrato, ha 28 anni e mamma della Costa D’Avorio. È una sorta di Marcel Lamon Jacobs in gonnella, anzi in slitta, anche perché da giovanissima ha praticato atletica a livello nazionale, con il lancio del peso e del giavellotto, ma anche con la corsa. 

Valentina Margaglio, Skeleton, a Beijing 2022

Julian Finney

In attesa dei suoi «100 metri con cui entrare nella leggenda», ha avuto anche esperienza nel bob, ma dal 2016 è approdata al ghiaccio e allo skeleton senza timori reverenziali per quel piccolo board, poco più che una sottile tavoletta, con cui lanciarsi a faccia in giù nel budello. Nelle quattro run olimpiche ha realizzato il record di spinta, ma ha patito una forte emozione per il debutto olimpico, anche se ha dimostrato di essere in progressione costante: diciassettesima, poi 15sima, quindi 14sima e infine terza, con una prova di orgoglio nell’ultimo segmento di gara. Non è bastato per salire sul podio, ma Margaglio ha già una lunga storia di successi e di record: il bronzo mondiale 2020, in coppia con Mattia Gaspari, ha regalato all’Italia la prima medaglia continentale nella disciplina. Poi è arrivato anche il bronzo europeo individuale nel 2022, oltre a due podi in coppa del Mondo. Ora Valentina è pronta a riprovarci, guardando già a Milano Cortina 2026.

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