Nell'approfondimento di Giornalettismo abbiamo recuperato alcune interviste realizzate nel periodo in cui era esploso lo scandalo che aveva coinvolto Facebook. Parole che sono ancora attuali
L'articolo La lunga storia dei nostri dati in rete, da Cambridge Analytica in poi | NOVESEDICESIMI proviene da Giornalettismo.
Vi ricordate il caso di Cambridge Analytica? Era il 2018, sembrava una vita fa. All’epoca, la redazione di Giornalettismo realizzò un documentario – mai pubblicato – che affrontava l’argomento con i massimi esperti italiani sulla digitalizzazione dei dati. Il documentario restò nell’hard disk: l’utenza italiana non sembrava affatto pronta a tornare su un argomento che, al di là del clamore suscitato dall’azienda coinvolta (Facebook), veniva percepito come distante, lontano dal reale interesse quotidiano. E invece, si trattava di un problema che – con il tempo – era destinato a diventare sempre più grande. Ecco perché abbiamo deciso di riproporre delle interviste sorprendentemente attuali a qualche anno di distanza. Indizi di una duplice preoccupazione: il fatto che, dal 2018 al 2022, i problemi restano gli stessi; il fatto che, nonostante siano passati quasi quattro anni, le contromisure che governi, aziende e utenti privati hanno preso nel mare magnum dei dati personali non sono ancora completamente efficaci. Grave se pensiamo che gran parte delle nostre attività, soprattutto dopo due anni di pandemia, orami si svolge online.
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Nel 2018, una società di analisi dati – Cambridge Analytica – riuscì, attraverso un giochino innocente, a estrapolare dati di milioni di utenti inconsapevoli. Questi dati personali, tra le altre cose, erano stati impiegati a scopi politici, per orientare l’opinione pubblica su dibattiti rilevanti. Facebook finì nell’occhio del ciclone, Mark Zuckerberg subì una pressione mediatica non indifferente (pari soltanto a quella che ha subito recentemente, in seguito alle rivelazioni della whistleblower Frances Haugen), ma – alla fine – uno dei più grandi scandali sull’impiego dei dati personali che condividiamo quando utilizziamo le piattaforme social finì quasi nel dimenticatoio. Certo, nel 2021, il procuratore generale di Washington DC – Karl Racine – ha comunicato ufficialmente che Mark Zuckerberg verrà chiamato a testimoniare sul caso Cambridge Analytica, nell’ambito di una indagine che vorrebbe dimostrare le responsabilità individuali del CEO di Meta nella fuga di dati che ha coinvolto la sua piattaforma social. Ma, in generale, la situazione non ha avuto significative evoluzioni: Facebook ha continuato a crescere nel corso degli ultimi quattro anni e soltanto nell’ultimo trimestre del 2021 ha visto una leggerissima flessione (anche se storica) dei suoi utenti.
Intanto, l’erosione dei dati dalle piattaforme social è diventato un fenomeno sempre più problematico. Gli esperti che Giornalettismo aveva sentito nel corso di questo ciclo di interviste avevano già messo in guardia gli utenti sulla portata di uno scandalo come Cambridge Analytica e avevano posto l’accento sul business delle grandi piattaforme: quello dei nostri dati personali.
Nel corso dei prossimi giorni, Giornalettismo proporrà, tra gli altri, gli interventi di Paolo Attivissimo, Carola Frediani, Fulvio Sarzana e Will Jordan sul tema dei dati personali: segui gli appuntamenti con Novesedicesimi sulla pagina Instagram di Giornalettismo.
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