ROMA. Tacciono, gli uomini e soprattutto le donne che salgono a testa bassa gli scalini della chiesa dei Santi martiri Sergio e Bacco degli Ucraini, il punto di riferimento dei cattolici di rito orientale bizantino-ucraino, in piazza Madonna dei Monti, a Roma. Mentre da est soffiano venti di guerra, gli ucraini si raccomandano a Dio, tremano per le famiglie a cui mandano i frutti del loro lavoro italiano, qualcuno piange. Parliamo di una comunità di 236 mila persone che rappresenta il 4,6% degli stranieri presenti nel nostro Paese, di cui circa 145 mila occupati, nel 65% dei casi come colf e badanti.
«Se solo anni fa qualcuno avesse mosso un dito dopo l’annessione della Crimea (nel febbraio 2014, ndr.) forse oggi Putin si fermerebbe» bisbiglia una signora gentile, Oxana, 56 anni, originaria di Leopoli, di professione domestica. Si ferma dopo la funzione, circospetta, racconta la pena e la paura degli ultimi giorni: «Sono qui per pregare per tutti quanti: ho tutta la mia famiglia in Ucraina, i miei figli sono lì. Mio marito dice che la situazione è grave: ho molta paura. Speriamo che Dio ci aiuti». Vicino a lei c'è Tatiana, 58 anni, originaria di Charkiv. È in Italia da 5 anni e nella Capitale lavora come la badante: «A casa in Ucraina ho i genitori. I figli invece sono scappati in Olanda, così come alcuni parenti», dice. «La verità è che al popolo ucraino non pensa nessuno. Non hanno mai fatto nulla in tutti questi anni. Dobbiamo poter stare bene nella nostra terra mentre Putin dovrebbe stare a casa sua, altrimenti diventiamo tutti come gli zingari».
Qualcuno passa, ascolta, si scioglie in lacrime al solo sentir nominare il presidente russo Vladimir Putin. È il caso di una 54enne che preferisce addirittura non fornire il proprio nome. «Ho paura», confida. «Io vivo e lavoro in Italia. Sono anche cittadina italiana ormai, ma quello che sta succedendo in Ucraina è terribile, terrificante». Oltre a Putin, aggiunge, c'è un altro grande responsabile: l’immobilismo dell’occidente. «Se Putin non ha paura del mondo è perché nessuno si è mosso. Dovevano aiutarci anni fa, dopo la Crimea. Lui è andato avanti e lo farà sempre. Preghiamo continuamente perché non si arrivi alla guerra». A questo punto il dibattito si accende, altri vogliono dire la loto. «Per fermare Putin e i suoi soldati ci vuole un aiuto esterno da tutti. Anche dagli Stati Uniti», commenta Anna, 57 anni, convinta che qualcuno fermerà l’avanzata russa. Ma a dimostrare che Putin non ha nessuna intenzione di fermarsi «sono i carri armati e gli oltre 100mila soldati già spostati al confine insieme ai medici: si preparano alla guerra», commenta disincantato il 36enne Rousland. «A Putin non piace che i Paesi vicini vogliano avere la democrazia e anche il popolo russo vorrebbe vivere meglio. Ma nessuno può comandarci e decidere come dobbiamo vivere. L’Unione Sovietica non c’è più».