Dura più di quattro ore il nuovo documentario Netflix dal titolo Jeen-yuhs: A Kanye [ West ] Trilogy, che a partire dal 16 febbraio sarà disponibile in tre puntate a cadenza settimanale. I registi Coodie Simmons e Chike Ozah hanno iniziato a filmare West nel 2002 quando era ancora un produttore emergente. Sono stati autorizzati a  registrare alcune scene toccanti tra Ye, come si chiama legalmente ora il rapper, e l’amatissima madre Donda West, l'operazione dentistica necessaria alla ricostruzione della mascella dopo il suo incidente d'auto, la prima volta che ha rappato su un brano di Jay-Z e, appena si sono potuti rimettere in contatto con West dopo diversi anni di separazione, Ye che guarda con soddisfazione una clip di Tucker Carlson che elogia un discorso della sua campagna presidenziale del 2020.

Uno dei momenti più toccanti è rappresentato in una scena nella terza parte del documentario che dovrebbe essere un ricordo familiare alla maggior parte dei fan. L'ambientazione è il Madison Square Garden, in occasione della festa d'ascolto, il listening party, dell'album Life of Pablo, uno dei momenti più trionfali nella carriera di Ye, che rende per la prima volta pubblici brani del calibro di Father Stretch My Hands davanti a un pubblico in visibilio. I registi si sono soffermati su Ye che rappa sul brano I Love Kanye, l'interludio presente in Pablo dove l’artista affronta a cuore aperto l’ipotesi che la fama lo abbia avvelenato, esprime l’amara consapevolezza di essersi trasformato da uomo «dolce» in una persona «sempre dura e scortese» e confessa di essere cambiato in peggio.

Jeen-yuhs è un ritratto empatico realizzato da due amici: «La cosa speciale è il modo in cui Kanye reagisce quando si trova davanti alla lente di Coodie,» ha detto Chike, l’altro regista. «Diciamo sempre che il punto di vista di Coodie è confidenziale. Un approccio da cui viene fuori un aspetto di Kanye che lo contestualizza, ma lo rende anche più vicino perché riesce a farci capire un altro lato di Kanye. Una personalità complessa che può essere vista in diversi modi. Coodie ne ha scelto uno mai visto».

La tensione tra i due possibili Kanye aleggia durante l’intero documentario. È in agguato nelle prime due parti, oltremodo stimolanti, che seguono un giovane Ye, un 25enne un po’ imbranato, con un sorriso perenne stampato sul volto che mostra spudoratamente il suo apparecchio mentre cerca di essere preso sul serio come rapper e produttore. È la prova di un’ascesa difficile e a lungo mitizzata del percorso di Kanye, ma anche chi ha memorizzato Last Call resta sorpreso nel vedere quanto sia stato ripido il suo cammino verso il successo. È emozionante guardare Ye in modalità «perdente» che le prova tutte, sapendo quali traguardi avrebbe poi raggiunto. È decisamente più triste vedere Ye nel 2002 attraverso lo sguardo del 2022, dopo che abbiamo visto quanto sia diventato nervoso, paranoico e amareggiato, come risulta evidente in alcune scene del terzo episodio che seguono Kanye, dalla Cina al Wyoming fino alla Repubblica Dominicana, mentre registra con Kid Cudi e un coro gospel, si candida alla presidenza e si diverte in mezzo ai miliardari.

Ye lavora a Late Registration in studio, 2005

Kanye West Records New CD in Los Angeles

Ye lavora a Late Registration in studio, 2005
J. Emilio Flores / Getty Images

Coodie e Chike hanno seguito da vicino Ye nei primi anni della sua carriera. Un'esilarante sequenza iniziale mostra Kanye che si aggira assonnato negli uffici della Roc-a-fella Records dove mostrava i suoi demo ad artisti navigati come Biggs Burke e Chaka Pilgrim, membro del cerchio interno di Jay-Z. In un'altra scena, vediamo Ye ingraziarsi Jay-Z per un posto nella produzione del suo settimo album Blueprint 2. «Le bocche chiuse non vengono nutrite, non saresti mai stato qui se non ti fossi dato da fare a chiedere,» dice lo stesso Jay-Z che lo sostiene pienamente. Avere la propria firma accanto la sua è fondamentale per far sì che l'industria musicale prenda Kanye sul serio come rapper.

Dopo l'esplosione di College Dropout, Ye comunica all’amico Coodie che sceglierà Hype Williams per dirigere il video di Jesus Walks, anche se il lavoro fatto da Coodie e Chike per Through the Wire è stato un ingrediente fondamentale del suo successo. Oggi, Coodie racconta la vicenda con diplomazia: «Mi ha deluso per il semplice fatto che avevamo passato insieme ogni maledetto istante prima che lui esplodesse davvero. Conosceva i miei sogni e parlavamo di continuo dei nostri progetti. Ma poi ho capito che lui aspirava un giorno ad avere un video con la regia di Hype Williams». Mentre la fama e il successo di Kanye esplodevano, «altre persone si sono messe di mezzo,» spiega Chike. «Facevano a gara per avere un ruolo e a noi toccava il dono e la maledizione di essere suoi amici. Un amore che a volte non è il migliore». Alla fine, Ye rimase deluso da una clip diretta da Michael Haussman e poi di un’altra seguita da Chris Milk, e così ha finito per ripiegare su Coodie e Chike.

Ye, 2002
Ye, 2002
Courtesy of Netflix

La situazione spiega perché i due registi abbiano perso per diversi anni i contatti con Kanye e la parte finale del documentario faccia un salto in avanti fino al 2016. Un incidente esistenziale che ha un esito felice nel racconto. Sarebbe stato bello vedere i filmati della notte dei VMAs di Taylor Swift o le sessioni alle Hawaii di Dark Twisted Fantasy, ma il salto temporale ha l'effetto di rendere il contrasto tra il vecchio e il nuovo Kanye sorprendentemente netto e chiaro. All’improvviso Ye è incline a sproloqui e a comportamenti inqualificabili. Si arriva, addirittura, a vedere un frustrato Coodie in una stanza d'albergo nel Wyoming che chiede a Dio di aiutarlo a non abbandonare il progetto e invoca gli spiriti del suo defunto padre e della madre di Kanye, Donda, per aiutarlo e continuare a guidarlo.

Le scene con la presenza di Donda West sono inevitabilmente le più strazianti. La sua perdita nel 2007 è il cratere emotivo attorno al quale orbita ancora la follia e il dolore di Ye. «Perdere Mama West è stato il catalizzatore della nostra separazione,» ammette Coodie, «perché lei faceva sempre in modo di tenerci uniti». Donda appare per la prima volta nel documentario a metà della prima parte, quando Ye le fa visita appena torna a Chicago in un momento particolarmente difficile in cui tutti ancora resistevano all'idea di riconoscerlo come rapper. La loro connessione e la dipendenza emotiva di Ye alla madre erano impressionanti. Lei era la sua roccia, la più grande sostenitrice e fan, un legame palpabile e dolcissimo. Una presenza evidente nel modo in cui il suo spirito si risolleva immediatamente quando la vede, nella pazienza con cui lei gli ripete le battute delle sue canzoni inedite, nel modo in cui i suoi consigli lo centrano e tranquillizzano. Risulta, però, evidente come il volatile cocktail di umiltà e fiducia che lei riesce a fargli digerire potrebbe in sua assenza andargli di traverso.

Coodie and Ye circa 2006.
Coodie and Ye circa 2006.
Courtesy of Netflix

«È come un ragazzo che quando sta in casa con sua madre si comporta bene e di certo non impreca,» racconta Coodie. «Sei rispettoso di fronte ai tuoi genitori, poi vai fuori con i tuoi amici e ti trasformi nel peggiore bestemmiatore. Però questa similitudine serve solo a fare capire come deve essersi sentito nel perdere la madre proprio nel momento in cui stava raggiungendo il successo a cui stavano entrambi aspirando. È come se Donda gli avesse detto 'Ok, Kanye, vuoi farlo? Ci penso io. Ti aiuterò a realizzare il tuo sogno«». Lui ci arriva e poi perde sua madre davanti al pubblico. «Non posso davvero dire come sia cambiato dopo quello che è successo. La pressione subita… ora sei un quarterback in campo senza nessuno che ti ripara dagli attacchi, solo persone che cercano di placcarti».

Nella seconda parte di jeen-yuhs, Coodie racconta che voleva far uscire il documentario nel 2006, ma a quel punto la celebrità di Ye era cresciuta a tal punto da convincere lo stesso protagonista a nascondere al pubblico la visione del suo «vero lui». West spiegava in merito che ora stava «recitando un ruolo». «La celebrità ha creato un’identità del tutto diversa da quella dei nostri filmati,» spiega Coodie. La posizione di Ye è di nuovo cambiata nel 2014, quando «ha convocato me e Chike a Calabasas e abbiamo parlato di come avremmo montato questo documentario», rivela Coodie. «Ci stava chiedendo di aiutarlo a rilanciare la sua immagine e il documentario era il mezzo ideale per farlo perché mostrava il vero Kanye. Ma il destino si è messo di mezzo e non è successo niente. Questo proprio prima che Kanye avesse il crollo, quando è stato ricoverato per un breve periodo in ospedale dopo un'emergenza psichiatrica, durante il Saint Pablo Tour. Sentivo che avremmo dovuto tornare alla carica. Avremmo dovuto impegnarci di più e fare in modo di prendere in mano la situazione. Sembrava che ci stesse chiamando per chiedere aiuto in quel momento».

Ye con la madre, Donda West, nella notte dei Grammy del 2007

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Ye con la madre, Donda West, nella notte dei Grammy del 2007
Johnny Nunez / Getty Images

Alla fine, ha continuato a chiamare. Coodie e Ye si sono ufficialmente riuniti in Cina perché lui doveva registrare con Kid Cudi nelle sessioni per Kids See Ghosts, il loro album collaborativo. Fu anche quella un'altra riappacificazione dopo un periodo di allontanamento ancora più esplicito. Kanye ha una lunga storia di litigi alle spalle con le persone a lui più intime, ma le ferite peggiori finiscono sempre per essere ricucite e non importa quanto brutta sia sembrata inizialmente la violenza della separazione. «È perché tutti conoscono il vero Kanye,» ci tiene a spiegare Coodie. «Abbiamo visto la differenza tra il vero lui e Kanye la superstar. Noi lo amiamo e quindi non ha importanza. Lo si ama sempre».

Nonostante questo assunto sentimentale, a un certo punto del film Coodie afferma di «conoscere Kanye ma di non avere mai incontrato Yeezy». La terza parte presenta alcune testimonianze visive preoccupanti, come una scena girata nella Repubblica Dominicana dove i commenti viscerali e sempre più stravaganti di Kanye durante una conversazione con il miliardario immobiliarista Michael Novogratz e il veterano editorialista Dan Barry, con cui Coodie e Chike sono «amici da sempre», inducono Coodie a spegnere la telecamera. «Non ho mai filmato una cosa del genere prima d'ora. Ci sono parti all’inizio del film in cui lui si scalda parecchio... ma questo era un po' diverso e in quel momento aveva a che fare con il suo stato di squilibrio mentale. Pertanto, era troppo. Così mi sono detto: “Ok, fammi ascoltare. Lasciami prestare attenzione. Non c’è bisogno della telecamera”».

Ye durante il Saint Pablo Tour, 2016

Kanye West Performs At The Forum

Ye durante il Saint Pablo Tour, 2016
Kevin Winter

Coodie e Chike non credono che esista una linea divisoria netta e semplice da definire tra il vecchio e il nuovo Kanye. Chike ricorda una prima scena al Dennys: «Non ha nessuna preoccupazione. È in pace con il mondo e fa battute. Parla di come è riuscito a dimagrire perché ha bevuto con una cannuccia, ma ora gli rimane sono una piccola confezione da sei. Poi prende la telecamera da Coodie. Solo vedere Kanye, il Kanye di oggi, prendere la telecamera da Coodie e partecipare al lavoro, per me, è significato molto. È stato un gesto spontaneo e umile». Coodie aggiunge: «Passiamo velocemente da quella scena a noi in Giappone» che rappresenta due ore di film e 15 anni di vita. «È lo stesso Kanye. Ci siamo divertiti. Sembrava la stessa persona».

La verità è che ora gli atteggiamenti capaci di allontanare le persone da Ye sono in qualche modo le stesse qualità che lo rendevano magnetico a metà degli anni '80. Il documentario non spiega come il giovane ambizioso con una vena di umiltà che adora sua madre sia diventato il genio autoproclamato, miliardario e candidato alla presidenza. Il ritratto del vecchio Kanye ci ricorda in primo luogo cosa ha attirato il mondo e suggerisce che il nuovo Kanye, a volte indecifrabile, è frutto del dolore e dell’onore provati quando ha toccato il cielo.

Ye e Pharrell a New York, 2005

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Ye e Pharrell a New York, 2005
Theo Wargo

In un momento chiave di jeen-yuhs che poi viene ripetuto, ammiriamo Donda West mentre offre con amore un consiglio a Ye: «Il gigante si guarda allo specchio e non vede nulla». Il che significa, essenzialmente, suggerire al figlio di rimanere affamato e non lasciare che le lodi gli diano alla testa. Il sentimento è involontariamente ripreso più tardi da Pharrell, dopo aver ascoltato Through the Wire e detto a Kanye di «mantenere viva la sua prospettiva da perdente».

Coodie confessa di non essersi ricordato del consiglio di Donda fino a quando non ha rivisto il filmato per il montaggio finale da consegnare a Netflix: «Così ho voluto dare una scossa a Kanye e gli ho detto: “Tua madre mi ha chiesto di mandarti questo. E lui ha replicato: ”Nemmeno in un milione di anni avrei ricordato che lei mi avesse mai detto questo"». Secondo Coodie, Ye non ha ancora guardato jeen-yuhs, anche se recentemente ha richiesto il diritto ai tagli nel montaggio finale. Un diritto che non gli è stato concesso, ma è stato visto insieme a Coodie dopo quella richiesta e quindi non c’era malafede. «Ha detto che il suo ruolo non è solo quello di guardare», spiega Coodie. «Ha degli occhi in grado di guardare le cose per lui e gli abbiamo mostrato filmati per un intero anno ormai». L'anno scorso, Coodie ha proposto di organizzare una proiezione in occasione del compleanno di Ye, con il consiglio di invitare solo «persone che ti amano davvero e si preoccupano per te». La proiezione non ha avuto luogo.

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