Accordo per sostenere Sboarina alle comunali: ai leghisti il vice sindaco, metà Giunta e l’opzione 2027
VENEZIA. A dispetto del braccio di ferro in atto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, il centrodestra veneto raccoglie i cocci dell’implosione “quirinalizia” e prova a rilanciare l’alleanza in vista delle elezioni amministrative. La prima fumata bianca, così, si intravede a Verona, nodo cruciale della trattative costellate da rumors ingannevoli e polpette avvelenate, dove il Carroccio e Fratelli d’Italia convergono nel sostegno al sindaco uscente Federico Sboarina.
L’intesa, faticosamente raggiunta e formalizzata in un contratto (perché verba volant etc) riconosce ai leghisti il vicesindaco in ticket con l’esponente della destra – in pole c’è il veterano Federico Bricolo tallonato da Roberto Mantovanelli - la metà degli assessori e un’“ipoteca” sul candidato del 2027. Dal patto però si è sfilata Forza Italia, orientata - al momento, almeno - a sostenere lo scalpitante Flavio Tosi, protagonista evergreen della scena scaligera: «Inutile nasconderlo, Sboarina non ci entusiasma, ha dimostrato scarso rispetto nei nostri confronti e il gruppo dirigente del partito è unanime nell’escludere un sostegno», il commento del coordinatore regionale Michele Zuin. «Ho preso atto della volontà emersa segnalandola a Roma, vedremo se al tavolo nazionale prevarranno dinamiche diverse».
«Zuin insegue tavoli inesistenti, ciò che conta è l’impegno di chi agisce sul territorio con la volontà di trasmettere un messaggio di unità agli elettori», la replica a distanza del senatore Luca De Carlo, l’uomo forte di FdI. Eppure, nell’opinione pubblica moderata, le perplessità su Sboarina non mancano… «Lasciamogli condurre una campagna elettorale in serenità, l’amministrazione ha scontato la tragedia del Covid, il sindaco saprà spiegare ai veronesi cosa è stato fatto in questi anni e cosa obiettivamente resta da fare. Tosi? Nessuna paura, lo rispetto, al pari del candidato della sinistra Damiano Tommasi, ma ho grande fiducia nella nostra squadra».
Chi si è speso con tenacia nella trattativa è il giovane commissario della Lega, Alberto Stefani, fermo nel resistere alle pressioni interne dell’ala favorevole a un ripescaggio tosiano: «Il nostro modello è la coalizione allargata del presidente Zaia, confido tuttora nell’adesione degli amici forzisti e di altre aggregazioni del territorio», le parole del deputato. Implicito ma lampante il corollario: evitata la rottura politica con Luca Zaia (irriducibile rivale di Tosi) , si profila l’eventualità che il governatore più votato d’Italia faccia capolino nella campagna veronese dove un’eventuale sconfitta riserverebbe contraccolpi ben oltre l’orizzonte locale.
Nel frattempo, a cascata, un ulteriore tassello si avvia a comporre il mosaico: a Padova è virtualmente raggiunto l’accordo sul civico Francesco Peghin, prescelto (con qualche mal di pancia) dalla Lega quale sfidante di Sergio Giordani e non sgradito ai partner di centrodestra. «Sono fiducioso, è questione di giorni, confermiamo anche le disponibilità di figure prestigiose quali Elisabetta Gardini ed Enoch Soranzo, dal confronto conclusivo tra alleati emergerà la soluzione migliore», chiosa l’ineffabile De Carlo.
Last, but not least, la capitale delle Dolomiti. A Belluno la scommessa dell’opposizione si chiama Oscar De Pellegrin: il campione paralimpico di tiro con l’arco e carabina, espressione di un civismo attivo molto radicato in città, è sostenuto con convinzione da Gianpaolo Bottacin, l’assessore “elettrico” dell’amministrazione Zaia. Un sondaggio preliminare ne conferma la popolarità, Forza Italia ha già dato il placet ma stavolta sono i meloniani ad alzare il tiro, ventilando la discesa in campo dell’avvocato e consigliere Raffaele Addamiano. Pace e bene a tutti. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
