Pier Giorgio De Paoli, a Pavia noto ai più come il poeta, sta curiosando come al solito tra gli scaffali della libreria Il Delfino. Un uomo dalla zazzera bianchissima e gli occhiali entra accompagnato da un amico, il medico pavese Gianni Cuzzoni. L’uomo è Sergio Dangelo, artista surrealista classe 1932 (nel 1951 con Enrico Baj fonda il Movimento di Arte Nucleare, nel 1991 con la moglie Carla e Asger Jorn crea ad Albissola il centro culturale Bludiprussia, crocevia di incontri internazionali attorno al mondo della ceramica).
E’ un sonnolento pomeriggio del 2018. Tra De Paoli e Dangelo scatta però, inattesa, un’alchimia. Si mettono a parlare d’arte, fitto fitto. Del resto è una passione che li accomuna. Il primo scarabocchia disegni ma soprattutto ama fotografare, il secondo non ha bisogno di presentazioni: 3 Biennali di Parigi, 6 Biennali di Venezia (con sala personale nel 1966), 5 Triennali di Milano.
Il colpo di fulmine tra i libri
«L’empatia tra Pier Giorgio e Sergio è stata immediata, un colpo di fulmine tra due persone, ciascuna a suo modo, istrioniche – racconta oggi Cuzzoni, collezionista d’arte che, con l’artista milanese, coltivava un’amicizia di lunga data –. Da quell’incontro è nata una frequentazione intellettuale e soprattutto il desiderio di Sergio Dangelo di allestire a Pavia, quanto prima, una mostra di suoi lavori che potesse ospitare anche gli scatti di De Paoli. Lo chiamava Il dada pavese».
Dangelo sarebbe tornato a Pavia con una personale molto volentieri. Ricordava ancora con piacere il successo de Les Rendez-Vous allo Spazio Arti Contemporanee del Broletto alla fine del 2016.
L’idea prende corpo. Ma dopo pochi mesi scoppia il finimondo della pandemia. Tutto rinviato. E il 5 gennaio scorso Dangelo muore.
Quel progetto, da leggere suggerisce Cuzzoni, come «l’ennesima dimostrazione di generosità di Sergio», non cade però nel vuoto.
Un omaggio alla memoria
Sabato 5 febbraio alla libreria Il Delfino-Ubik verrà inaugurata la mostra Dis-continuità, patrocinata da Dadart.
Saranno esposte dieci fotografie 40x60 di De Paoli, il ritratto di oggetti e dettagli marginali che, colti nel loro ambiente, un giardino, una strada, un luogo affollato di gente, assumono quasi un significato metafisico.
De Paoli, classe 1947, un percorso personale discontinuo come il titolo della mostra, autodidatta colto, aveva già esposto alcuni suoi lavori in Santa Maria Gualtieri, a Pavia, nel 2016, con il patrocinio del centro culturale Giorgio La Pira.
Di Sergio Dangelo sarà esposta un’opera proveniente da una collezione privata, molto probabilmente La poltrona di Vladimir, dedicata dall’artista surrealista Vladimir Malevic, pioniere dell’atrattismo russo.
«Questa mostra – spiega ancora Gianni Cuzzoni – realizza un desiderio. E, oltre a esprimere con il titolo le radicali differenze tra le storie dei due artisti, rende omaggio a Sergio Dangelo che ci ha lasciati il 5 gennaio a quasi 90 anni».