foto da Quotidiani locali
TRIESTE. «Erano le 9.30 del 6 aprile dello scorso anno quando mi chiamarono dal Maggiore. Senza preavviso mi dissero che a mezzogiorno avrei dovuto recarmi in ospedale.
Lì una dottoressa lesse l’esito delle mie analisi diagnosticandomi un carcinoma mammario. Mentre fuori nevicava, io scoprii di avere un tumore».
Lucida e analitica, Beatrice Pastore rivive il momento più scioccante della sua vita. Le sensazioni di quel giorno sono rimaste cristallizzate. Scolpite. Intatte. Nel suo cuore e nella sua mente.
«Come reagii? Trovai incredibile che da un momento all’altro una persona sana potesse ritrovarsi malata. E trovai ancora più impossibile che ciò stesse accadendo a me.
La prima notte non riuscii a chiudere occhio. Iniziai a pensare a tutte le persone care. E dentro di me iniziai a fare una lista delle cose che avrei voluto lasciare loro per ricordarsi di me. Mi sentivo smarrita».
Pochi giorni fa Beatrice, 50 anni il prossimo primo aprile, neurobiologa alla Scuola internazionale superiore di Studi avanzati (Sissa), ha preso parte al 21 km della Corsa della Bora.
Ha sudato, faticato e soprattutto gioito per essere arrivata al traguardo. Come ogni qual volta le distanze superano di gran lunga la sua disciplina preferita: la 10 km.
La corsa è entrata un po’ a sorpresa nella vita di Pastore grazie a Matteo Zolia, il suo compagno di vita da 19 anni.
«Ho praticato danza classica alla Società ginnastica triestina fino a circa 30 anni. Nel mentre ho fatto anche un po’ di palestra, per tenermi in forma.
Inizialmente il mio rapporto con l’atletica si è limitato a qualche gara di salto in lungo ai Giochi della gioventù quando frequentavo il liceo “Galilei”: mi piaceva come sport, ma non ho mai combinato nulla di importante forse provocando la delusione delle mie professoresse di educazione fisica.
Nel 2003 ho conosciuto la mia dolce metà, Matteo, cestista reduce pochi mesi prima da un’operazione ai legamenti del ginocchio. Successivamente entrambi abbiamo avuto altri problemi con le ginocchia: io ho sono stata costretta ad abbandonare la danza, lui la sua adorata pallacanestro».
Matteo è il primo della coppia ad avvicinarsi al mondo dei runner, seguito nel 2012 da Beatrice: entrambi decidono di iscriversi al Gruppo sportivo Val Rosandra.
Due allenamenti settimanali, perlopiù sulla ciclopedonle triestina – da Moccò a Draga il tratto preferito – oppure nella parte bassa della Cottur, ma ogni tanto anche in Napoleonica e più raramente in Porto Vecchio.
Nel maggio del 2013 Pastore mette a referto la prima esperienza podistica agonistica prendendo parte alla 5 km non competitiva della Corri Trieste.
Da lì la coppia partecipa a diverse mezze maratone: Palmanova, Lubiana, Klagenfurt e anche una spettacolare prova ad Atene con tanto di epico arrivo al Kallimarmaro, lo stadio di marmo della capitale ellenica.
L’avvicinamento alla corsa di Pastore combacia anche con la laurea in Farmacia. La seconda, dato che nel 1999 l’ex danzatrice classica triestina aveva già terminato gli studi universitari in Biologia-indirizzo molecolare.
La vita della coppia scorre serenamente. Sino a quel terribile 6 aprile 2021.
«Normalmente l’intervento sarebbe stato programmato in tempi più rapidi, invece, a causa della pandemia, ho dovuto attendere un mese e mezzo e posso ritenermi pure fortunata rispetto ad altre pazienti che hanno dovuto attendere di più.
Dopo aver ricevuto una bella dose di fiducia da parte del mio medico di base, Doriano Battigelli, sono tornata subito a fare quello che mi faceva stare meglio: correre.
La prima volta dopo aver ricevuto la diagnosi, proprio sulla mia adorata ciclabile, ho avuto un senso di ansia che mi ha costretto a fermarmi e a tornare indietro.
Ma poi la corsa si è rivelata terapeutica. Anche l’antivigilia dell’operazione l’ho trascorsa facendomi una bella seduta sulla Cottur sino a Draga Sant’Elia».
Il 20 maggio è il giorno dell’operazione: tutto va per il verso giusto. «Oggi mi sento bene, anche se la mia vita è cambiata. Ogni 6 mesi devo fare un controllo e per i prossimi cinque anni dovrò prendere delle medicine.
Sicuramente in questi otto mesi ho trovato grande conforto e forza nel praticare sport. Il nordic walking, il sup con la maestra di fama mondiale Caterina Stenta, ma soprattutto la corsa mi hanno aiutata, sia fisicamente che psicologicamente.
Compatibilmente con il proprio stato di salute, ritengo che dedicare almeno una parte della propria vita allo sport sia un toccasana a cui non dovremmo per nessun motivo rinunciare».
Tra i due l’impiegato dell’Allianz Matteo è sicuramente il più competitivo. Beatrice però, dopo la malattia, riesce a godersi appieno ogni istante di ogni allenamento e di ogni gara.
«Non posso nascondere che l’ultima Corsa della Bora sia stata piuttosto impegnativa. Se nelle 10 km gareggio unicamente con me stessa per cercare di migliorare i miei tempi, sulle lunghe distanze, che mi posso permettere di affrontare anche grazie al grande lavoro svolto dal mio fisioterapista Enrico Bartoli, l’obiettivo è sostanzialmente arrivare sino in fondo al traguardo e possibilmente non arrivare proprio ultima.
Per ora non mi è mai capitato. Ma alla fine ho poco da lamentarmi: la gara più importante l’ho già vinta». —