Aperto in Procura un fascicolo a carico di ignoti per ricostruire ciò che è successo al bimbo, in arresto cardiaco dopo la nascita
TRIESTE. Per far luce sulla tragica morte del neonato partorito in una “casa maternità” sul Carso, è stato aperto in Procura un fascicolo a carico di ignoti.
Il pm titolare dell’indagine Cristina Bacer ha disposto l’autopsia sul corpicino. L’esame servirà a far luce su quelle che sono state le cause del decesso, accertando se vi siano state o meno delle responsabilità per quella vita spezzata a pochi istanti dalla nascita.
La famiglia per il parto aveva deciso di affidarsi a una struttura dove opera un’ostetrica in libera professione, una professionista che non ha precedenti esperienze al Burlo e che opera in tutta la regione. Il bambino era venuto al mondo intorno alle 20 di mercoledì. Poco prima della mezzanotte i presenti si sono resi conto che il bambino non respirava più, e hanno chiamato il 118.
Gli operatori sanitari giunti sul posto hanno constatato che il neonato era in arresto cardiaco. Dopo tre ore dalla nascita era ancora attaccato con il cordone ombelicale alla placenta. L’ostetrica gli stava praticando il massaggio cardiaco.
Il bimbo, mentre i soccorritori proseguivano con i tentativi di rianimazione, è stato trasferito d’urgenza al Burlo. Le sue condizioni sono parse subito gravissime. I professionisti del reparto di Terapia intensiva neonatale sono riusciti comunque a stabilizzarlo per qualche minuto, ma poco dopo è sopraggiunta la morte.
Della famiglia, che nel periodo della gravidanza si era fatta seguire dal Burlo, si sa poco. Emerge solo, per l’appunto, che i genitori per mettere al mondo loro figlio avevano scelto una “casa maternità”, strutture dove è possibile per le donne partorire come se fossero a casa, senza ricorrere a un ospedale, in un ambiente attrezzato per un parto spontaneo.
Nelle “case maternità”, dove le donne vengono seguite sia prima che dopo il parto, lavorano ostetriche professioniste. Quella sul nostro Carso è stata la prima in regione e opera dal 2016. L’Ordine delle ostetriche di Trieste e Gorizia previsa che «l’ostetrica in questione è iscritta da diversi anni al nostro albo. Restiamo in attesa di avere informazioni più precise su quanto sia accaduto. Come sempre il nostro compito è quello di garantire la sicurezza dei bambini e delle mamme sorvegliando affinché le nostre iscritte operino nel rispetto delle linee guida e dei protocolli previsti».