Dai campi alle officine, passando per i Tir, il vaccino obbligatorio e il green pass rafforzato per i lavoratori ultracinquantenni rischia di provocare un brusco stop alla già debolissima ripresa. I lavoratori interessati sono circa 2,2 milioni, e come sempre in Italia c’è un paradosso. Mentre s’introduce l’obbligo vaccinale e il super salvacondotto, restano attivi gli incentivi per l’assunzione di disoccupati ultracinquantenni. Il primo è un residuo della legge Fornero e dà uno sgravio del 50 per cento dei contributi per chi assume disoccupati da oltre un anno; il secondo è pensato espressamente per le donne, con uno sgravio totale dei contributi se si assumono lavoratrici con più di 50 anni fino a tutto il 2022. Il paradosso sta nel fatto che i disoccupati possono anche pagare 100 euro di ammenda e non vaccinarsi, ma se vengono assunti devono per forza farsi inoculare.
Così, se da una parte si cerca d’incentivare l’assunzione dei lavoratori quasi a fine carriera, dall’altra con il «super salvacondotto» si mettono a rischio livelli occupazionali, ma anche interi settori. In agricoltura - ha specificato la Coldiretti presieduta da Ettore Prandini - ci sono problemi serissimi perché il 34 per cento degli addetti alla raccolta e alla coltivazione è nella fascia 50-55 anni: poco più 300 mila lavoratori, molti dei quali immigrati che spesso hanno fatto la vaccinazione con sieri non riconosciuti, dunque sono sprovvisti di certificazione.
Questo sta già provocando ritardi nelle semine e nella raccolta di ortaggi invernali, con conseguente tensione sui prezzi. Da tempo le associazioni agricole hanno chiesto il riconoscimento dei vaccini indiani, russo e cinese - il più diffuso tra i braccianti immigrati - per poter regolarizzare questi lavoratori. Da metà febbraio l’agricoltura italiana potrebbe perdere circa il 30 per cento delle giornate di lavoro.
Ma se nei campi ci sono difficoltà, problemi molto seri si evidenziano in tutti i settori della logistica. Difficilmente risolvibile è il caso dei marittimi e infatti Confitarma - l’associazione degli armatori presieduta da Mario Mattioli - ha richiamato il governo su tre casi: i marittimi italiani cui scade la vaccinazione mentre sono imbarcati a causa della limitazione del green pass da 9 a 6 mesi; i marittimi extracomunitari vaccinati con vaccini non riconosciuti; e quelli italiani che, sbarcati all’estero e impossibilitati a fare la terza dose, devono poter tornare in Italia.
Per questi lavoratori che potrebbero restare confinati a bordo - sostiene Confitarma - va trovata una soluzione «per tutelarli e non rischiare pesanti penalizzazioni da cui potrebbero derivare straordinarie difficoltà operative per le navi». Anche nei porti la situazione è tesa: ci sono almeno 20 mila addetti nei nostri scali impossibilitati a lavorare. Pesante la situazione nei trasporti dove c’è un doppio caso: si rischia che manchino 80 mila tra autisti, camionisti, conduttori di treni, ma c’è poi - come ha sottolineato Paolo Uggè presidente di Conftrasporto-Confcommercio - da evitare «la concorrenza sleale dei trasportatori esteri che possono entrare senza super green pass e fanno concorrenza alle nostre imprese».
Dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli arriva un preoccupato richiamo a evitare problemi soprattutto nel comparto turistico. «È di tutta evidenza» ha messo in guardia Sangalli «che le misure di contenimento del virus ci trovano d’accordo, ma del pari avremo un serissimo problema soprattutto nella ristorazione e nell’alberghiero a trovare personale sostitutivo». Senza considerare che il settore turistico e dello spettacolo è in fortissima sofferenza.
Ma anche dal fronte industriale si è levata qualche perplessità nonostante Confindustria, con il presidente Carlo Bonomi in testa, sia schierata a favore dell’obbligo vaccinale. Piero Ferrari, per esempio, da Confindustria Emilia Romagna, mette in guardia su un dato: «I no vax sono - è vero - un numero abbastanza limitato, ma avremo gravi problemi a sostituire il personale che manca. Nel manifatturiero lo smart working non è praticabile, si possono bloccare alcune linee di produzione. Temiamo tempi lunghi per chi deve fare le certificazioni e poi c’è il tema delle quarantene non ancora risolto. Il caos è prevedibile».
Nel commercio, poi - qui gli addetti interessati sono circa 150 mila - la Confesercenti con Mauro Bussoni fa presente che: «La sostituzione del personale sarà un problema. Bisogna che il governo trovi soluzioni semplificate, già con le quarantene abbiamo scontato grosse difficoltà». E c’è il caso delle imprese unipersonali: un artigiano che lavora da solo deve vaccinarsi? E se deve controllare anche chi entra a bottega, come fa? Temi sfuggiti all’esecutivo.
Perciò gli artigiani di Confartigianato se da una parte sono a favore del super salvacondotto, dall’altra con Marco Giannelli sostengono: «Ci saranno difficoltà nel reperimento di manodopera, e chiediamo una stretta sorveglianza per evitare disparità di trattamento tra lavoratori italiani e stranieri, specialmente nell’autotrasporto e nelle attività di frontiera».
Ma tensioni ci sono anche nei tribunali. Gli avvocati sono costretti ad avere il super green pass per andare in udienza e anche per i colloqui in carcere, ma sono già pronti centinaia di ricorsi. A capeggiare la protesta l’avvocato Erich Grimaldi che ha fondato l’Unione per le cure, i diritti e le libertà. Perché, come al solito, fatto il divieto può darsi che si trovi anche il grimaldello giuridico...